N 189 febbraio marzo 1979

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ANNO X X I I

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MENSILE SOCIO-ECONOMICO-CULTURALE

La paura di star meglio Mi raccontava il farmacista Antonino Salvato (diciamo per le giovani genera­ zioni che fu un insigne chimico e l’ultimo dei farmacisti sambucesi che componeva le medicine e I medicamenti nel suo la* boratorio con pistone e trotina) che una sua zia oppose una resistenza strenua all'iniziativa del nipote di farle installare l'impianto elettrico in casa in sostituzio­ ne del lume a petrolio e ad olio, quando agli inizi degli anni '20 entrò in funzione la Centrale in contrada S. Maria. Le motivazioni della zia: « Va bene co­ ti Con l’olio: questa luce mi basta. E poi... chi mi dice che con la luce elettrica non mi salti In aria la casa? ». Fu contenta e felice della luce elettrica quando constatò che non solo le lampa­ de ad energia elettrica illuminavano me­ glio le case, non emanavano cattivo odo­ re ed erano sempre pulite, ma che la ca­ sa non le crollava addosso come temeva.

Si tratta di una specie di apologo dal quale si evince che c’ò anche una paura dei meglio e che è tanto radicata e pro­ fonda, quanto irrazionale e assurda, in chi si appaga del peggio. Del peggio — si capisce — rapportato alla concezio­ ne angusta del benessere, specie se que­ sto tipo di concezione è comodo per giu­ stificare l'ignavia e soprattutto la « con­ servazione », fertile riserva di irrazionalitè. Tra le quali è quella di vedersi crol­ lare la casa addosso. Luigi XVI non rispose diversamente del­ ti vecchia zia sambucese quando gli ven­ nero chiesti qualche riforma sui privilegi della nobiltà e del suo assolutismo e al­ cuni diritti da riconoscere alle classi di­ seredate.

Queste cose vengono alla mente riflettendo su quanto accade a Roma e alla Regione siciliana, dove i comunisti sono Usc'*> dalla maggioranza in attesa che la Occhia zia democristiana non abbia più P^ra di cambiare maniera di governare P*r fare stare meglio gli italiani. J 8 tutti noto, infatti, che la presenza “ei comunisti nella ' maggioranza rappresenf° una stagione importante nella vita ? cìaIe e politica del Paese. La stessa r** v« detta per il determinante appor­ l e la Sicilia ha ricevuto dal ’76 In wn la presenza nella maggioranza di • • fresche energie. * riconosce, oggi, da più partì, che 'contributo, tradotto in termini ocoim si 'dentifìca nella « ripresa » eiDiDr^j-3’ *n una maggiore fiducia che nUci ^ cetl medi, operatori econoffli * 0ftran° di avere In un quadro po­ ta^ ne* quale non si può assolutamente 340/ . m®no siano rappresentati circa il che la» ^aliani, che, poi, sono Italiani Nel » ra*l0 6 producono, huti 0 Politico, però, sono awe* ^emni°rament* 9ravi< dovuti a ritardi, r>8MTtfr!j ' arroganze anacronistiche, epJ 10"'. Da un canto c’è stata una offerto ai?,ne ,u i plano legislativo che ha 1 struM,,, «P u tiv o strumenti normativi Spunto , importanti, dall’altro, Invece, che n i>.'ano esecutivo, si è consta■an2i a ^ e dal freno, non è stato **>to |n ® stato premuto di più nel ino' occorreva accelerare.

Sped. Abb. Postale - gruppo III

SAMBUCA CHE SCOMPARE ______________di GIUSEPPE LA BARBERA______________

Prendiamo ad esempio le discrasie av­ venute alla Regione siciliana, dove il rap­ porto tra programmazione di spesa (de­ terminata, quindi, dalla maggioranza) e spesa effettiva non regge. Entro II 1978 si sarebbero dovuti spen­ dere, in base alle leggi emanate (Sport, Emergenza, Decentramento, Consultori, Legge applicativa della « quadrifoglio » ecc.) da tremila miliardi a tremila miliardi e mezzo di lire. Ebbene, al trentuno di­ cembre, I pagamenti effettivi risultavano di appena 900/1.000 miliardi. Le conseguenze di questo modo di go­ vernare sono incalcolabili sul piano so­ ciale ed economico: crisi delle piccole e grandi aziende, arretramento doll'agricoltura, disoccupazione montante, miseria e sempre più miseria. Le trentennali piaghe di una Sicilia go­ vernata da decrepite zie democristiane, terrorizzate al pensiero che si possa go­ vernare in maniera diversa, più corretta e onesta di come si è governato sino ad oggi, si riaprono nella crudezza delle ci­ fre. Le province stilane risultano all'ulti­ mo posto nella graduatoria nazionale in quanto a reddito prò capite, in quanto, cioè, alla media di ciò che si guadagna col lavoro e di cui si vive. Il che vuol dire che veniamo dopo la Calabria e la Sardegna. Ciò rammarica di più In quanto abbia­ mo i mezzi per poter star bene, le risorse cl sono, le buone leggi non mancano. Manca la volontà politica di spendere be­ ne e presto. Il timore che ciò possa avvenire con I comunisti nel governo teorizza il principio che essi possano stare bene nella mag­ gioranza ma non nel governo. La pregiudiziale della vecchia zia: la casa salta in aria. Certo: cambiare significa fare pulizia, modificare categorie mentali del vecchio regime, scegliere il progresso e il miglio­ ramento delle condizioni sociali ed economiche delle nostre popolazioni.

E per questo la vecchia zia non vuole la luce elettrica.

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ADIGI

L'ACCESSO AD UN CORTI LETTO DI V IA MAURICI.

Importante iniziativa delFAinministrazione Comunale

Il Teatro comunale sarà arredato Sambuca, marzo. E* stata trovata una soluzione per com­ pletare l’opera di allestimento del Teatro comunale. . . . . . . Dopo l’intoppo deludente di quaicne

mese fa. ecco ora un ripiego risolutorlo. Com’è noto, l’intoppo era scaturito dal fatto che, pur essendo state stanziate delle somme, non fu possibile utilizzarle. Difatti, l’articolo inerente lo stanziamen­ to di fondi per il completamento di teatri In via di restauro, previsti dalla legge 34/1978, per « completamento > intende solo opere di strutture murario-archltettoniche e non opere di arredamento. Ora l’amministrazione comunale ad evitare ulteriori ritardi e lungaggini tro­

va una soluzione con lo stanziamento, su un capitolo del bilancio, della somma di 10 milioni di lire, assumendo, poi, la ri­ manente somma occorrente, dal fondi assegnati al Comune con la legge 2 gennaio 1979, n. 1. Una soluzione apprezzabile sla sotto il profilo politico che amministrativo. Il Comune, in sostanza comincia ad utllizzare, e bene, le funzioni regionali de­ centrate alle amministrazioni locali.


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Febbraio-Marzo

LA VOCE DI SAMBUCA

DOMENICO CUFFARO

Al Cine Elios «G ra n se rra g lio » di Torino

ovvero della "Resistenza attiva 11

In tema di manifestazioni culturali mosso dal prof. Pietro Sortino e patiS? nato dalla Biblioteca « V. Navarro » è » ta rappresentata al Cinema Elios la co?media comica di Mariano Meli, .

Senza concedersi soste e riposo visse una gioventù impegnata sotto la guida di Panepinto e Cesare Sessa - Fu fondatore della prima Camera del Lavoro di Agrigento - Sindacalista e grande organiz­ zatore di masse - Deputato all'Assemblea regionale siciliana, per primo, pose ail'attenzione del Governo della Regione il problema dell'assistenza e dell'assegnazone di un sussidio fisso ai lavoratori e a poveri privi di pensione.

l'attività politica intensa degli anni '40 e. infine, a Trieste. Sabato, 17 marzo, stanco di tante fati­ che più che logorato dagli anni e dalla vecchiaia, moriva tra le braccia del figlio, in quella Trieste che lo vide, ormai avan­ zato negli anni, ancora pieno di energie morali, battagliero e attivo, testimone de­ gii ideali per i quali lottò per tutta la vita. Sambuca riconoscente per la sua opera testimoniò li suo estremo saluto nelle parole del sindaco. Giuseppe Montalbano, che a capo della delegazione agrigentina, fu presente a Trieste nel giorno della tu­ mulazione della salma e a nome dei co­ munisti agrigentini ne tracciò il ricordo. Da queste colonne il nostro giornale porge al figlio Antonio e ai familiari tutti le più affettuose condoglianze.

Gli attori del « Granserraglio » di t rino, che hanno dato vita a • Em igrai ne », hanno riscosso applausi ed encomi essendo stati all'altezza del compito cn!j un'interpretazione intelligente e appassì nata.

Congresso PCI eletti i delegati al Congresso Provinciale

notizia dello sbarco degli alleati a Licata, Si è spento a Trieste dove viveva ac­ canto al figlio Nino. l’On. Domenico Cufe per presentare alle truppe alleate II faro. Comitato come il rappresentante della Sambuca antifascista. Era nato a Cianciana I’ 1 gennaio 1892 in ambienti di minatori e di artigiani, alla Nei primi del 1944 ritorna in Agrigento cui categoria apparteneva la famiglia. Ma dove assume la direzione della Camera per molteplici ragioni va considerato samdel Lavoro. bucese a tutti gli effetti. Candidato, e primo dei non eletti, nella Sambuca, febbraio Qui a Sambuca venne giovane, sul fini­ lista del Blocco del Popolo, subentra, il re degli anni ’20, vivendovi gli anni più 9 marzo 1948, all'On. Cesare Sessa alla Nei giorni 24 e 25 febbraio ha avuto luo. difficili della sua vita di perseguitato po­ Assemblea regionale. Viene rieletto nelle go nella sezione comunista il congresso in litico, qui sposò una sambucese. Maria elezioni regionali del 3 giugno 1951 e per preparazione di quello provinciale che si Francesca Damiano, una compagna socia­ tutto il periodo della legislatura svolge svolse nei giorni 9-11 marzo. Ha presieduto lista che, cosa rara per quegli anni (1919un'intensa attività in favore dei vecchi la­ i lavori l’On. Michelangelo Russo, presiden­ 1923), in un piccolo centro come Sambuca, voratori privi di previdenza e di qualsiasi te del gruppo parlamentare all’Assemblea re­ lottò in prima linea scendendo In piazza assistenza sociale e medico-farmaceutica. gionale siciliana, accompagnato da Accursio con i contadini e i lavoratori, qui a Sam­ Si batté In Aula per l'approvazione del di­ Monta'bano della federazione di Agrigento. buca svolse, dagli Inizi del 1943 in poi segno di legge n. 15 che prevedeva l’as­ Al termine dei lavori sono stati eletti gli una notevole attività politica. segnazione di un sussidio In favore di organi direttivi, di segreteria e i delegati il questi lavoratori emarginati. Da giovanissimo militò nel Partito so­ congresso provinciale. cialista alla scuola di Lorenzo Panepinto, Nei resoconti parlamentari della 2* legi­ Il Comitato direttivo risulta cosi eletto: Sabato, 10 febbraio, nei locali della Bi­ un leader del sindacato e del movimento slatura, in data 12 giugno 1954, si può leg­ 1) Abate Salvatore, postino; 2) Bongiomo blioteca V. Navarro, sono state presentate dei lavoratori di S. Stefano Quisquina, e gere un suo accorato intervento per l'ap­ Rita, impiegata; 3) Ballerini Antonio, mura­ le opere di Ignazio Navarro: « Davanti le di Cesare Sessa di Raffadali. provazione della legge contro la posizione tore; 4) Ciaccio Nicola, edile; 5) Fatone An­ ceneri di Gramsci » e « Dal popolo per il del Governo regionale che ne chiese la tonietta, insegnante; 6) Ferrato Antonino, Nei 1917 per avere svolto propaganda popolo ». sospensiva con la motivazione che l’assi­ impiegato; 7) Gigliotta Francesco, impiega­ antimilitarista contro l’intervento dell'Ita­ Si tratta di opere poetiche di alto im­ stenza, in questo settore, spettava al go­ to; 8) Gurrera Nino, avvocato; 9) Giudice lia in guerra fu condannato a 7 anni di re­ pegno politico in cui l'autore profonde la verno centrale il quale già si accingeva Matteo, muratore; 10) Marino Sino, pittore-, clusione assieme a 24 compagni. sua preparazione culturale e il suo grande ad approvare una legge simile. La legge 11) Marsala Sebastiano, bracciante agricolo; Liberato, per amnistia, due anni dopo, entusiasmo per il riscatto e la rinascita nazionale prevedeva T'assegnazlone di ap­ 12) Montalbano Giuseppe, sindaco; 13) Mooorganizzò la sezione socialista di Cianciana delle masse popolari. pena L. 3.000 mensili, mentre il Cuffaro talbano Salvatore, professore; 14) Sagona Ca­ e fu promotore di iniziative sindacali che L'incontro è stato aperto da Salvatore si batté non solo per l'approvazione della logero, impiegato; 15) Vinci Vincenzo, coll potarono i zolfatari all'occupazione delle Montalbano, assessore ai Beni culturali e legge regionale ma per un sussidio più diretto; 16) Zimbardo Alfonso, brace, agri­ miniere. alla pubblica istruzione. dignitoso che non fosse inferiore aile L. colo; 17) Milici Francesco, muratore. Nat Scammacca che secondo il pro­ Nel 1920 a causa delle continue minac­ 6.000 mensili. La segreteria è così composta: gramma avrebbe dovuto presenziare alla ce della mafia dei latifondisti deila zona, In quella circostanza nell'Aula di Sala Gigliotta Francesco, segretario; Montalba­ manifestazione, è stato rappresentato dal­ è costretto a lasciare Cianciana e a tra­ d'Èrcole disse: « Non basta, onorevoli colno Salvatore, componente; Ciaccio Nicola, la moglie. sferirsi prima a Palermo e poi a Torino, leghi .approvare la legge sulla riforma acomponente; Rizzuto Antonino, componen­ dove partecipa all'occupazione delle fab­ graria, o quella per la bonifica, e quella te Gurrera Nino, componente; Mario Seba­ briche. relativa alla costruzione di scuole, biso­ stiano, componente; Marsala Sebastiano, com­ Nel 1921, dopo il Congresso di Livorno, gna anche affrontare e risolvere il pro­ ponente. dove avvenne la scissione del Partito so­ blema del vecchi lavoratori che non di­ Probiviri sono stati eletti: cialista. dalla cui sinistra nacque il Par­ spongono di un minimo per vivere >. 1) Greco Giovan Battista, edile; 2) Mootito comunista, aderisce al Pei. Rientrato E più avanti: « ...Non sono in gioco sol­ teleone Giorgio, edile; 3) Maniscalco Gio­ In Agrigento vi fonda, con Cesare Sessa, tanto Il vecchietto o la vecchietta, onore­ vanni, impiegato; 4) Rizzuto' Antonino, mu­ Il giorno di Natale del 1978 la famiglia la federazione comunista e la Camera del voli colleghi, ma a volte anche I loro fa­ ratore; 5) Stabile Antonino, bracc. agrìcolo. di Franco Cresi e Sasa Arcurl è stata al­ Lavoro di cui diviene presto segretario; miliari che non hanno I mezzi per soste­ I delegati al Congresso provinciale sono: lietata dopo circa dieci anni di matrimo­ ma riesce anche ad aprire sezioni, sia del nerli o devono — come del resto è giusto 1) Montalbano Giuseppe; 2) Ferrato An­ nio dalla nascita di una meravigliosa partito che della Camera del Lavoro, in e doveroso — togliere il pane dalla bocca tonino; 3) Gigliotta Francesco; 4) Di Verde bambina. molti centri deU'Agrigentino. dei loro figli per darlo al genitori. Veniamo Vincenzo; 5) Fatone Antonietta; 6) Ippolito Alla neonata è stato dato 11 nome di Giuseppe; 7) Pizzuto Vito; 8) Marino Seba­ Nel 1923, all'avvento del fascismo, per ■incontro, dunque, a questa povera gente; che l'Assembiea compia quest’atto di giuMaria Audenzia Natalia. Ci felicitiamo con sfuggire all'arresto è costretto alla lati­ stiano; 9) Bongiomo Rita; 10) Sagona Ca­ stila e leghi tutte le categorie all’autono­ la famiglia Cresi per questa natività che tanza. L'anno seguente viene eletto segre­ logero; 11) Di Prima Audenzio; 12) Capo­ mia della Regione siciliana ». certamente aprirà il seguito ad altri fe­ tario della Federazione di Agrigento che di casa Angelo; 13) Tortorici; 14) Varsalona; L'intervento di Cuffaro prendeva auto­ lici eventi. opera nella semiclandestlnità. 15) Di Falco; 16) Grossi. revolezza da una uguale proposta di ieqDifatti, poco tempo dopo, a seguito del­ ge avanzata In campo nazionale da Di le leggi speciali, la federazione chiude uf­ Vittorio, allora alla guida del sindacato ficialmente e Cuffaro perde i contatti col nazionale. partito. « ...lo stesso — sottolineò in quel di­ inizia così, per questo dinamico com­ scorso Cuffaro — ho parlato con i'on. DI battente della causa dei lavoratori, la Vittorio. Tutti I lavoratori privi di pensione NATI lunga e dura odissea della clandestinità dei Continente attendono dalla Sicilia, dal­ che lo costringe a peregrinare di città in NOVEMBRE l’autonomia siciliana, questo umano prov­ città e di paese in paese. vedimento di legge... ». Ma l’autorevolezza 1) Cipolla Maurizio di Giuseppe e Mulè Calogera 14-11 Questo vagare, da un posto all’altro alla quale si appellava Domenico Cuffaro 2) Maggio Marilena di Andenzlo e Mormina Santa 27-11 della Sicilia Occidentale, gli consenti di era quella dell’autonomia siciliana. La no­ 3) Ceraulo Vincenzo e Maria Anna di Vito e Di Prima Vita 29-11 tenere desti gli Ideali e la causa del par­ stra Regione è In grado di prendere ini­ 4) Rinaldo Salvatore di Giuseppe e Bucceri Vincenza 4-11 tito tra i contadini e gli artigiani, e, al ziative di questo tipo; prendiamole. Lo 5) Clulla Francesca di Pietro e Scimè Francesca 8-11 Stato dovrà seguire il nostro esempio. tempo stesso, di che vivere raccogliendo 6) Ferrara Rosanna di Francesco e ddo M. Francesca 10-11 La legge, purtroppo, non passò, allora. commissioni, per conto di rappresentanti 7) Maurici Gaspare di Salvatore e Trapani M. Teresa 21-11 Ma Cuffaro denunciò questa insensibilità di fabbriche di tessuti, tra le botteghe dei 8) Ferrara Antonella di Giuseppe e Gagliano Lucia 27-11 della maggioranza centrista democristiana sarti e le « pannerie » dei piccoli paesi. 9) Sagona Gabriella di Girolamo e Catanzaro Leonarda 30-11 sulle piazze, facendo maturare, attraverso Sambuca di Sicilia fu il centro dove Cuf­ 10) Mangiaraclna Antonino di Francesco e Paimeri Maria 28-11 la pressione delle masse e la loro presa faro mantenne maggiori contatti In quegli di coscienza, Il diritto alla previdenza e anni. Difatti, in Sambuca in quegli anni all'assistenza, alla pensionabilità di ogni DICEMBRE il fratello Giuseppe (Tanino), non scheda­ attività lavorativa, alla sicurezza della vec­ to come sovversivo, era stato nominato 1) Azzara Antonino di Andrea e Pendola Rosa 1-12 chiaia e del riposo dopo diecine di anni direttore dell'agenzia postale, e, dove, es­ 2) Piazza Sandra di Gaetano e Cacioppo Luigia 4-12 consumati nel lavoro. sendo bene organizzato II movimento clan­ 3) Ballerini Rosallnda di Antonino e Ciaccio Antonina Lucia 12-12 Alla fine degli anni *50 segue il figlio, destino antifascista, trovava coperture e 4) Ferrara Salvatore di Damiano e Maggio Maria 22-12 divenuto ormai Ingegnere, a Trieste, pro­ rifugio più sicuri che altrove. 5) DI Bella Maurizio di Salvatore e Abate Giorgina 27-12 seguendo, ora, Insieme a lui le battaglie, A Sambuca conobbe, come abbiamo det­ che aveva combattuto nelle campagne e to, Maria Francesca Damiano che divenne nei paesetti della Sicilia, nei cantieri na­ GENNAIO la sua inseparabile compagna di vita e di vali, nelle fabbriche e tra I lavoratori ve­ lotte. neti. Tanto, per Domenico Cuffaro non e1) DI Rosa Antonella e Luana di Francesco e di DI Leonardo Glrolama 31-12 Poco dopo nel 1932 la famiglia Cuffaro sistono difficoltà nell'acquisizione del pro­ 2) Giovlnco Manuela di Benedetto e Gennusa Luigia 1-1 veniva allietata dalla nascita di un bambi­ blemi più disparati della classe lavoratrice 3) Cannova Maurizio di Giacomo e di Armato Anna 7-1 no, Antonino. né in quella dell’appropriazione delia men­ 4) Ciaccio Gaetano di Calogero e di Indelicato Giuseppa 5-1 talità e del linguaggio per differenze et­ Nel 1942, alla vigilia dello sbarco degli 5) Torretta Vincenzo di Giuseppe e di Vento Anna 6-1 niche e geografiche. alleati, Domenico Cuffaro riesce a ripren­ 6) Armato Biagio di Stefano e di Alloro Giuseppa 19-12 Nell'estate del 1965 pubblicò sotto li 7) Ballerini Giuseppe di Nicolò e di Di Giovanna Lea 3-1 dere I contatti col partito e nel luglio dei titolo « Primi canti antifascisti della Resi­ '43, organizza a Sambuca con Giuseppe 8) Giovlnco Giuseppe di Francesco e di Purrazzalla Concetta 6-1 stenza », cinque liriche in omaggio dei ca­ Tresca, Nino Perrone, Baldassare Campi­ 9) Rinaldo Vito di Calogero e di Salvato Teresa 12-1 10) Paimeri Giuseppina ai Giuseppe e di Cannova Maria 10-1 si, Nino Giacone, Pippo Montalbano, Giu­ duti nella lotta antifascista. seppe Montalbano Giacone ed altri, Il Co­ 11) Pecoraro Maria Luz. L' 8 gennaio 1974 gli veniva a mancare (12) Abate Luana mitato di Liberazione e di Salute pubblica la compagna delle sue lotte e delia sua per disciplinare le masse popolari a se­ vita, M. Francesca Damiano, che lo aveva guito delio sbandamento avvenuto alla seguito prima nella clandestinità, poi nel­

Recital e incontri culturali alla Biblioteca «N a v a rro »

Culla

ANAGRAFE


febbraio

LA VOCE DI SAMBUCA

■Marzo 1979

TO M M ASO AM ODEO (12)

. sUiie scale di casa La Valle che d i non insistere con questa rid«cid° ^tre pers0ne potrei ancora in­ c e la r e anche con l’aiuto di Grana,erVa che scopo? Avrei, quasi sicutatante versioni diverse, alr3 nàrzialmente, tra loro. E poi, il 10 nto di questa ricerca non è duraraccop p0 per un lettore meno in­ io Pf-to di me alla questione? Si, detere^roorio smettere, e andare avanti pla mia storia, che non può fercon »48, P o l i t o Nievo, il grande scrittore, vice-intendente della Spedizione dei ®Adi inizi del 1861, quando ormai 1’ l a era una, i moderati piem onteròminciarono a insinuare che i con­ v e lla spedizione non erano forse 5.1 tutto trasparenti... Nievo si recò in cfrìlia a prendere le casse con i con? doveva portarLe al Nord, e dim o­ strare che tutto era stato regolare, tu t^rff'marzo 1861, si imbarca, con le casse, sull’c Ercole », battello a va­ le r e della C om pagnia Calabro-Sicula, She nella notte successiva, cola a picc‘ ’9| largo della costa sorrentina, in vista del golfo di Napoli. Quali furono le cause del disastro? Dove perché, quando esattam ente, in a n a l i ’ circostanze avvenne il naufragio? n mistero più fitto circonda tuttora 11 naufragio delT« Ercole », e con es­ so anche la fine di Nievo. Nessun su­ perstite. nessuna traccia, nessun rotPiii di un secolo dopo, nel 1966, un discendente di Ippolito, Stanislao, af­ fascinato dalla figura dell’antenato, ini_ zia una ricerca, che dura 8 anni, per svelare il mistero dell’affondamento e per trovare la carcassa dell’« Ercole ». Stanislao esplora tutto: gli archivi di varie città, in Italia e all’estero, e poi gli abissi m arini, alla ricerca del­ la carcassa.

Scende in fondo al mare, Stanislao, aiutato dagli strumenti più avanzati della tecnica moderna, per dipanare la misteriosa leggenda; ma v i trova indi­ zi contraddittori e inutili : in conclui sione, nulla. ; Dopo 8 anni di ricerche si ritrova al punto di partenza. Non chiarisce il mistero dell’affondamento, nè trova tracce, in fondo al mare, del vascello| fantasma, ma scrive il resoconto del­ le sue ricerche senza risultato, che pubblica in un bel libro, « Il prato in fondo al mare». Fallito anche questo tentativo di sco­ prire la verità, ognuno tornò a pensa­ re quello che voleva dell'affondamen­ to dell’c Ercole », e Piero Chiara, in un articolo di terza pagina sul < Corriere della Sera », potè scrivere che, chis­ sà, perché poi no, Garibaldi poteva apere qualcosa... Forse l’arrivo delle “se a Torino avrebbe nociuto a Gai nbaldi e rafforzato le insinuazioni dei moderati e dei conservatori... Di certo, concludeva Chiara, Garibaldi non si l nttè come avrebbe potuto e dovuto i P*r la scoperta della verità. I c°sì, il cerchio si richiude, ed o Wuno continua a pensare quello che ■a ■ a* fato; chi al com plotto ei Piemontesi che volevano distrugProve della corretta am m inininft!0ne .^Ua spedizione; chi al com | L®t0 dei garibaldini, per il m otivo , ^ 0; e chi a un com plotto ordito ti „una P.arte> con la complicità, taci«Plicita, dell’altra parte, per far re nir ,] Ì prove inoppugnabili ed a velesjpiu libertà nel sotenere le proprie tam?' .anch’io, come Stanislao, dopo le i«i/lc.erc^e' rinuncio : in fondo alment: r*cerche non ho trovato docubfli * Pezze d’appoggio inoppugnaStanicu Utl Prato, lo stesso prato di mio nari un prato dov’è seppellito iione e vicenda della sostitu­ irla sua candidatura al Senato.

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La Voce - storia

VITA E FATICA DI UN MILITANTE SOCIALISTA NELL’AGRIGENTINO (1897-1970)

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S^i<JaturoÌa sostituzione della il ifaddi;»,, • * 5 ? esplodere tutte le Jf^ito di Amodeo. Ma come, *Ua vi*T va un senatore estra6 alla storia locale? E

come si osava violare un deliberato congressuale? Che valore aveva la pa­ rola democrazia nel Partito? Cos’era questa esplosione di settarismo? Che ci fosse del vero nei discorsi di Saragat e degli scissionisti di Palazzo Barbe­ rini? La crisi fu tremenda. Nell’immedia­ to provocò volontà di lotta e di rea­ zione. Ma che fare? Rientrare ubbi­ diente nei ranghi e ricominciare? No, quand’anche questo fosse stato l ’astrat­ to convincimento intellettuale, tutta la sua fibra culturale e morale (quasi biologica) lo portava al rifiuto dell’ob­ bedienza e della sottomissione. A caldo, convoca un’assemblea del­ la sezione di Sambuca; riesce a far vo­ tare, da un’assemblea nella quale i suoi sostenitori ad oltranza sono qua­ si tutti presenti, mentre non altrettan­ to può dirsi di coloro che o gli erano poco amici o, comunque, accettavano la decisione del Partito, riesce a far votare lo scioglimento della sezione. Con quale progetto politico? Nessuno, come si vedrà. Non era, non voleva essere, non voleva sentirsi un « saragattiano ». Quindi niente confluenza nel P.S.L.I. E allora? Lo scioglimen­ to della sezione, in assenza di un pro­ getto politico comprensibile da parte dei compagni, si rivela ben presto per quello che è: «ripicca» di un uo­ mo umiliato, irritato, offeso. Ed infatti ben presto la sezione si ri­ costituisce su posizioni frontiste, se­ gretario un giovane muratore: Pietrino Giambalvo. Poco dopo, le elezioni furono un in­ successo per il PSI, che passava dai 114 deputati del 2 giugno ’46 ai 42 del 18 aprile 1948. Per esaminare le cause dell’insuc­ cesso fu convocato a Genova, dal 28 al 30 giugno ’48, il 27° congresso straor_ dinario del PSI. Il dibattito precongressuale si svol­ se su tre mozioni : quella di < Riscos­ sa socialista (centristi); quella di Nenni - Morandi - Basso e quella di Ro­ mita. Attorno alla sua mozione, Romita costituì un Comitato di iniziativa : Amodeo inviò la propria adesione e un contributo. Romita lo ringraziò e lo esortò a continuare la lotta con la lettera riprodotta alla pagina seguente.

Coro A m odeo,

Roma 8 Giugno 1948

ho ric e v u to la tu a con tribuzione al­ le rile v a n ti spese d el n ostro C om itato d i In izia tiv a e ti rin g ra zio anche a n o­ m e d ei com pagn i p e r la som m a d i L. 300, pa ssate n ella n ostra contabilità. S cu sam i se in sito ancora n el p re ­ g a rti d i con tin u are a in teressa rti an­ ch e presso i com pagni facoltosi perché ci a iu tin o m a te ria lm en te a sosten ere la n ostra ba tta g lia n ell’in teresse del P a rtito , d e l P aese e d ella pace. T i rim e tto q u i acclusa la n ostra m o­ zio n e nazionale e son sicuro che la d i­ vu lg h era i tra i com pagni. S a lu ti

Giuseppe Romita L'adesione di Amodeo al Comitato di iniziativa romitiano è emblemati­ ca; Romita rappresenta il trionfo del­ la « buone intenzoini » in un partito che rischia di sgretolarsi, stretto tra il m onolite comunista e il nuovo bloc­ co moderato. Romita, antifascista, repubblicano, propone un’analisi della società ita­ liana in termini di « buon senso » : — in Italia v i è il 47,1% di ceti medi ed il 35% di classe operaia pro­ priamente detta. I ceti medi non credono alla lealtà democratica del PCI; invece il Partito socialista, per i suoi sistem i democratici, è parti­ colarm ente qualificato presso i ce­ ti medi. Comunque non si deve ave­ re anim osità verso il PCI, con cui si può svolgere un’azione utile al­ la classe lavoratrice, rispettando 1’ unità sindacale; — si deve fare l ’unificazione tra tut­ ti i socialisti che accettano il prin­ cipio della lotta di classe e quello della democrazia. Il PSLI ha tor­ to, perché, quando non si è soste­ nuti dalla classe operaia, non si sta al governo. C’è sfiducia in Italia in un Socialism o diviso in tanti tron­ coni. La situazione impone l’unifi­ cazione. — n ell’intem azionale socialista si de­

100.000 meno che a Genova, e poi­ ché le altre due mozioni ebbero pra­ ticamente riconfermati i voti di Ge­ nova, si deve concludere che i 100.000 votanti in meno erano altrettanti « romitiani » usciti nell'ultimo anno. Già questa massiccia uscita dimo­ stra (ove di questa dimostrazione ci fosse bisogno) che oggettivam ente la posizione ideale di Romita si colloca­ va fuori del PSI. Tra Genova e Firenze, Romita for­ se volle credere che fosse ancora pos­ sibile attendere dentro il PSI la gran­ de riuniflcazione socialista; certo ar­ rivò a Firenze dubitando che ciò fos­ se ancora possibile: il 16 Maggio, ul­ timo giorno del congresso, Romita e i suoi amici firmarono un documento comune con alcuni esponenti del par­ tito saragattiano e dell’Unione dei so­ cialisti. Questo documento, solidarizzante con l ’iniziativa del Comisco per l’unifica­ zione socialdemocratica, fu riconfer­ mato il 20 Maggio in un appello agli aderenti alla corrente: con ciò di fat­ to Romita si poneva fuori del PSI, la cui direzione ne sanzionava il distacco. Ma Romita non era ancora approda­ to su posizioni apertamente socialde­ mocratiche. Continuava a perseguire (sia pure, secondo me, credendoci sem ­ pre meno) l ’obiettivo della grande riu­ nificazione 'socialista. Tale obiettivo non si poteva perseguire stando nel PSI, filocomunista e persino stalini­ sta; ma neppure stando nel PSLI, a tlantico e filoamericano. Cosi, assieme alla sinistra del PSLI, uscita a sua vol­ ta da questo partito, e all’Unione dei Socialisti, finì col creare un terzo par­ tito socialista, che fu fondato a Firen­ ze nel novembre 1949 e che si chiamò P.S.U. (Partito Socialista Unitario). Amodeo approvò l ’uscita dal PSI, ed approvò la costituzione del P.S.U., cui aderì. Un socialista, diceva, non può stare nel PSI di oggi : tutta la tra­ dizione del socialismo italiano, da Co­ sta, attraverso Prampolini e Turati, fi­ no a Matteotti, si rifaceva a credi e a orientamenti ideali che portavano fuo­ ri dal PSI. Nè la stessa tradizione po­ teva portare al PSLI : non aveva for­ se Turati insegnato che occorre fare qualcosa di più del possibile per evi­ tare di perdere il contatto con le masse? E così Amodeo continuò a lavorare, in un ambiente ostile, per la nuova formazione politica, continuando ad aver fiducia nel « tempo galantuomo » : espressione che gli era cara. Il tempo, essendo galantuomo, avreb­ be dato ragione a chi aveva onestà d’intenti. Che poi questa onestà di in ­ tenti corrispondesse anche ad una cor­ retta analisi del momento storico e delle forze in gioco diventava, anche senza volerlo, secondario Anzi, così come faceva Romita, l’analisi di ciò che ora veniva fatta coincidere con ciò che si voleva. Breve fu la vita del PSU : il ten ta­ tivo romitiano di costituire una terza forza tra PSI e PSLI, sulla quale ba­ sarsi per la grande riuniflcazione so­ cialista, si consumò rapidamente, e nel Cap. X X X : volgere di un anno circa Romita si Nuove illusioni convince che lo spazio per questa ter­ za forza non c’era. di milizia socialista Al primo congresso nazionale del PSU (Torino, febbraio 1951) la mag­ gioranza direzionale andava alla cor­ L’equivoco politico costituito dalla rente romitiana, decisa ormai all’u n iposizione romitiana nel PSI non pote­ flcazione col PSLI, e l ’i l Marzo 1951 va durare a lungo. si addivenne agli accordi tra g li esecu­ Dal congresso di Genova, Romita tivi del PSU e del PSLI per la fusione uscì praticamente escluso da ogni po­ dei due partiti sostanzialm ente sulla sizione di potere, malgrado la sua mo­ base delle posizioni politiche del PSLI. zione « Autonomista unificata » aves­ Con questa conclusione della para­ se raccolto 141.866 voti, pari al 26,50 bola romitiana, trovava conferm a nei per cento del totale. fatti l’impossibilità, in quel m om ento Romita restò nel PSI sino al succes­ storico, di una posizione di terza for­ sivo Congresso di Firenze (11-16/5/49), za tra il blocco di sinistra, egem oniz­ dove arrivò con tanti seguaci in me­ zato dal PCI, ed il blocco m oderato­ no: molti erano usciti alla spicciolata conservatore. nell’anno trascorso dal Congresso di Poco prima, nel gennaio ’51, due de­ Genova. Alla conta finale, la mozione putati, Aldo Cucchi e Valdo Magnani, romitiana « Per il socialismo » ebbe erano usciti dal PCI, rifiutando la dot­ solo 41.133 voti: meno di 1/3 rispet­ trina dello Stato-guida, affermando che to a quelli ottenuti a Genova dalla mo­ l’internazionalismo deve essere fonda­ zione « Autonomista unificata ». Poi­ to sull’eguaglianza dei diritti tra le na­ ché i votanti erano a Firenze circa zioni e quindi sul rispetto delle parti­ colari forme del loro processo rivolu­ zionario. Una nuova piccola form azione so cia, lista e terza-forzis.ta, anche questa de­ (1) A proposito di questa non nu­ stinata a vita grama e breve, nasceva merosa ma tuttavia importante schie­ in Italia. ra di democratici, è molto bella la (12 - co n tin u a ) commemorazione che Giancarlo Pajetta ha fatto di Ernesto Rossi in « L’Uni­ ROSARIO AM OD EO tà » dell’l l febbraio 1967.

ve andare e si deve stare, anche per impedire che il patto atlanti­ co diventi uno strumento di guerra. E’ il trionfo della confusione e del­ le buone intenzioni: l’incomprensione dei termini dello scontro su scala na­ zionale e internazionale è evidente. Tra l’altro Romita, con le sue osser­ vazioni sui ceti medi, finisce implicita­ mente con l’ammettere che per la clas­ se operaia propriamente detta vada bene come direzione politica quella del PCI. Bel risultato, dal suo punto di vista! Ma, per il momento, Romita conti­ nua a stare nel PSI, malgrado la so­ spensione di 6 mesi che il Partito gli infligge per i suoi legami politici con i socialisti fuori del PSI. Inoltre Ro­ mita sembra fare un discorso di equi­ distanza tra il cedimento saragattiano e l’osservanza filocomunista. Affida un ruolo notevole al dibattito e alla de­ mocrazia dentro il Partito. Oggettiva­ mente, il suo discorso porta alla lim i­ tazione del potere dell’apparato, ege­ monizzato dal PCI, quell’apparato di cui Amodeo era rimasto vittima. Amodeo aderisce all’impostazione romitiana, e si convince che può esi­ stere un ruolo per « una terza forza » autonoma dal PCI, ma non subalter­ na al blocco moderato-conservatore, di cui il PSLI (non sempre solo ogget­ tivamente) fa parte. Ormai più che cin­ quantenne, ricomincia a tentare di tes­ sere una trama nell’agrigentino, attor­ no alle posizioni romitiane. Ma a chi si può rivolgere il suo di­ scorso? Se c’è poco spazio in Italia per un discorso di terza forza, meno an­ cora ce n’è in Sicilia. Cosa c’è in mez­ zo, negli anni ’40 e ’50, nella disgre­ gazione meridionale, tra i braccianti da un lato e i proprietari terrieri con le loro appendici di ceti parassitari dall’altro? Molto poco. E infatti Amodeo si trova, nelle riu­ nioni che organizza, circondato da po­ chi < fedelissimi » (tra i quali mi è grato ricordare la cara figura di Ciccino Maggio «Salaro» e, subordina­ tamente, quella di Salvatore Randazzo), piccoli proprietari e coltivatori di­ retti, ceto medio nel senso romitiano. Ricordo queste riunioni a casa mia, o in locali improvvisati, a Sambuca e nei paesi vicini. Le ricordo con uno strano sentimento: accanto alla facile critica di una posizione politica in­ consistente si insinua la simpatia che generalmente provocano le posizioni di generosa utopia. Resta la passione civile di un uomo che non si arrende, che quando dice giustizia e libertà è alla giustizia e al­ la libertà, per tutti, che pensa. Co­ me canti altri democratici, che non sono arrivati ad intendere l’impossi­ bilità di costringere la rivoluzione bor­ ghese a portare all’estrema conclusio­ ne le sue premesse (1).


Febbraio-Marzo 197^

LA VOCE DI SAMBUCA

H M HtATELO..., FUMATO EMMNUBE di ALFONSO D I GIOVANNA

Le ultime lettere familiari in nostro possesso di Emmanuele Navarro della Miraglia, indicate da noi con i numeri 6 e 7, sono rispettivamente del 1912 e del 1913. La grafia è alquanto stanca. La carta reca l’intestazio­ ne del Ministero della Pubblica Istruzione, presso il quale il nostro ò ormai ispettore per i distretti di Bari e di Na­ poli, dove si reca per partecipare a delle adunanze nono­ stante i suoi 74 anni di età. Ai normali acciacchi povocati da infreddature, il Navarro teme possa anche aggiungersi il vaiolo che infierisce nel meridione. Ma neppure II fra­ tello Calogero deve godere florida salute se Emmanuele già gli raccomanda di non stare tappato in casa e di muoversi. Difatti sopravvivrà al fratello Emmanuele appena due anni. Calogero Navarro, notaro in Sambuca, muore il 4 marzo 1921, all'età di 81 anni. Significativa la diffidenza di un medico, il prof. D'al­ fonso, circa il vaccino antivaiolo, in fase di sperimenta­ zione, e del Navarro, curioso di conoscere dal fratello l’esito della vaccinazione cui si era sottoposto. Ferrovia ed acqua nelle case, due argomenti di poli­ tica locale, presenti in questa corrispondenza. Per la storia diciamo che Emmanuele Navarro non ebbe la sorte di vedere né il fumo del trenino, né i rubi­ netti di rame in casa. La stazione ferroviaria fu Inaugu­ rata nella primavera del 1928 con l’apertura dei due tratti Sambuca-Salaparuta (Sud-Ovest) e Sambuca-San Carlo, In provincia di Palermo (Nord); mentre l'acqua arrivò nelle abitazioni dei benestanti dopo la prima guerra mondiale e, comunque, non prima del 1920. Le due lettere recano, a mò di post scriptum, i con­ venevoli di Anna Baldasseroni, la giovanissima moglie di Emmanuele.

stici di Firenze, Torino e Milano. Anna rimane in Roma, e ti aspetta, lo mi reputerei fortunatissimo se,, al ritorno, potessi trovarti e riabbracciarti alla stazione, come l'anno scorso. Dopo varie, alterne vicissitudini che sarebbe troppo lungo narrarti, giorni addietro, il Ministro potè disporre che io facessi, all'istituto di Magistero, una serie di con­ ferenze sulla Filosofia francese. Ma oramai, per questo anno, è troppo tardi. L'Istituto sarà vicino a chiudersi, al mio ritorno dalle ispezioni. Però, non è forse male che

LETTERA N. 6 Roma, 18 febbraio 1917 Amatissimo fratello, Devo confessarti che le notizie relative al tuo modo ____ di vivere hanno prodotto sull'animo mio una molto spiacevo­ le impressione. L’inezia corporale è il maggiore nostro nemico, la causa prima di tutti I mali. E' un vero mira­ colo che. nelle condizioni da te descrittemi, tu riesca a stare disperatamente bene. Voglio sperare che, col tem­ po ormai divenuto mite, avrai la forza di vincere la pi­ grizia e di fare frequenti passeggiate, anche a costo di annoiarti. In molti casi, il sapersi annoiare è una virtù ed un merito. Se seguissi la mìa inclinazione, io pure vorrei rimane­ re sempre tappato in casa. Però mi accorgo che il moto mi fa sempre un gran bene, anche quando pare che mi affatichi. Del resto, come ti ho già scritto altre volte, ora sto discretamente bene; ma non per questo cesso di seguire le rigorose norme prescrittemi. Potrei quasi dire di aver passato benissimo l'inverno, — che, d'altronde, è stato mitissimo, — se non fossi stato afflitto da una serie di noiosi raffreddori, l'ultimo del quali non vuole lasciarmi ancora. Se, come spero, sarò guarito Intera­ mente, Il giorno 23 lascerò Roma, per trovarmi il 24 a Bari dove sarà tenuta un'adunanza alla quale dovrò inter­ venire come Ispettore di quel Circolo. Sono anche desti­ nato al Circolo di Napoli dove la prima adunanza era convocata per ieri; ma essendo io ancora molto infredda­ to, mi scusai di non potervi Intervenire, rlserbandom! di eseguire le Ispezioni al momento opportuno, nel maggio prossimo. Auguriamoci che, In quel tempo, ogni pericolo di vaiuolo e di altra epidemia si tenga lontano. Sono curioso anch'io di sapere se la tua vaccinazione è riuscita. Sere addietro. Il prof. D'Alfonso essendo venuto in casa nostra, cl disse che le Illusioni sui benefici) del vaccino sono ormai tramontate, e che, in sostanza, la vaccinazione non fa nè male nè bene. Certo è che, anche qui, tutti si vac­ cinavano, qualche mese addietro, quando II vaiuolo In­ fieriva. Ma ora, da un pezzo, non si sente più parlare di nulla. Abbiamo ricevuto le due cassette di mandarini che ti è piaciuto mandarci, e che sono ottimi. Ora cl occorre un po' di cacio, a te lo chiedo senza cerimonia. Quello che ci avevi mandato prima, finisce soltanto in questi gior­ ni. Come vedi .esso è durato molto. Bisogna dunque spe­ dircene una piccola quantità: due chili o poco più. Grazie anticipate. I Sono lieto di sentire quanto mi scrivi circa alla fer­ rovia. Speriamo che i lavori non tardino troppo. E l'acqua? E’ poi stata distribuita nelle case? Saluta caramente per noi la nostra buona sorella Pepplna e famiglia. Saluta l'ottimo Neli e tutti I suol. Tu gradisci un cordiale abbraccio e credimi sempre.

A completamento delle lettere familiari di E. Navarro della Miraglia pubblichiamo alcune lettere di Anna Bal­ dasseroni. Si tratta di quattro epistole che noi cataloghia­ mo con un numero seguito dalla lettera B: tre sono Indi­ rizzate al nipote, Salvatore Ferrara fu Cristofero e fu Giu­ seppina Navarro, sorella di Emmanuele, una è indirizzata ad un lontano parente ed amico, al Dr. Benedetto Amodei, nato a Sambuca ma domiciliano e residente a Livorno. E. Navarro sposò in età matura, a 59 anni, nel 1897, la giovanissima Anna Baldasseroni. Molto probabilmente la ventenne Anna frequentò la scuola del prof. Navarro e da qui nacque l’idillio. La data delle nozze la rileviamo da un biglietto di par­ tecipazione inviato ai canonico Baldassare Viviani, arci­ prete prò tempore di Sambuca dal 1848 al 1899. Vi si leg­ ge: « E. Navarro della Miraglia / e Anna Baldasseroni / sposi / Roma 28-2-1897 / Via Marghera, 51 ». I due vissero insieme per soli ventun anni. Il Navarro chiuse gli occhi all’esistenza terrena il 13 novembre 1919 alle ore 8 del mattino all’età di anni 81, come può leg­ gersi nel registro del morti della parrocchia di Sambuca. La Baldasseroni, andata in seconde nozze, dopo la morte del Navarro, gli sopravvisse per circa cinquantanni. Essendo morta novantenne, nella seconda metà degli anni ’60, si presume che all'atto delle nozze fosse poco più che ventenne. Un matrimonio felice, in cui amore e stima profondi dovettero essere presenti sino alla fine dell'uno e alla morte dell'altra, come si può rilevare dai « ricordi » della nostra. La scelta del Navarro ci meraviglierebbe non poco se non si tenesse conto di questi due fattori, che saranno stati tali anche nel presunti rapporti con George Sand. C'è un giudizio di perplessità nella Baldasseroni circa questi rapporti che ci aiuta in questa analisi. « Stento ad ammettere — afferma Anna Baldasseroni — che esistes­ sero rapporti amorosi fra Nell (Emmanuele n.d.r.) e la Sand, data la loro differenza di età ». Ma aggiunge su­ bito un'osservazione e per giustificare forse i suol rap­

r

Pubblichiamo le ultim « lettere familiari » «li Emmanuele Navarro del la Miraglia aggiungendo. vi 4 lettere della 1^ glie, Anna Baldasseroni

il precedente sia stabilito, per l’anno prossimo. Se vieni qui, ti spiegherò meglio, ogni cosa, a voce; altrimenti ne parlerà più tardi, al tempo della nostra venuta costi se nulla accadrà in contrario. Gradisci mille saluti affettuosi con tutti i nostri, e scrivimi sempre, Tuo fratello affjrto Cordiali saluti a Lei e a tutti

Emmanuele

Anna

porti di giovinetta ventenne col maturo Navarro, e per sottolineare II buongusto del marito nei riguardi delle donne: « ...non mi risulta proprio che a lui (ad Emmanuele n.d.r.) piacessero le vecchie... per quanto illustri » (fot. tera 2B). Dalle lettere, comunque, emerge rimpianto, nostalgia e culto per il compagno della sua giovinezza: « Anche Neli è rimasto vivo nel mio ricordo, nonostante il.lungo passare del tempo... Non si può dimenticare un compagno di elevato intelletto e di elevato sentire con cui si è passata la giovinezza, anche se un altro compagno di eguale statura spirituale abbia poi occupato il suo posto » (let­ tera 1B). Emerge ancora che questa giovanissima donna ro> mana che sposa un uomo, « per quanto illustre », con 39 anni di età in più della sua, non è una donnina comune. Nè d'altro canto il Navarro fu talmente « ingenuo » da lasciarsi cuocere, alla sua età, dal tenero entusiasmo di una discepola romantica che vede ancora sotto i baffi grigi e i capelli stempiati del suo professore i favoriti e le chiome corvini del giovane scrittore di « Ces dames e ces messieurs ». A parte questo, è fuor di dubbio che ci troviamo di fronte a una donna eccezionale, molto intelligente e colta. Se si pensa che queste quattro lettere furono scritte tra il 1960 e II 1964, quando la Baldasseroni era già alla so­ glia dei novant'annl e... dell’eternità, non si può che am* mirare ed esprimere meraviglia per questa degna compa­ gna di Emmanuele Navarro della Miraglia. L’oggetto delle lettere sono « La Nana », Il nostro gior­ nale che pubblicò, appena dato alle stampe, il capitolo che Leonardo Sciascia dedicò a Emmanuele Navarro in « Pirandello e la Sicilia » (1960), le note critiche e letterarie di Natale Tedesco e di Sciascia, e, cosa molto interes­ sante, i ricordi delle conversazioni letterarie e delle nonconversazioni sulla cultura e la vita dei siciliani di cui il Navarro parlò — stando alle epistole in esame — molto poco alla moglie.

LETTERA 1B Caro Benedetto,

Ho molto gradito il tuo pensiero d’inviarml il giornale con l'articolo su Neli. Anche Nell è rimasto vivo nel mio ri­ cordo, nonostante II lungo passare del tempo e il radicale mutamento delle circostanze e degli eventi. Non si può dimenticare un compagno di elevato In­ telletto e di elevato sentire con cui si è passata la gio­ vinezza, anche se un altro compagno di eguale statura spirituale abbia poi occupato il suo posto. Sebbene il giornale di Sambuca abbia In qualche modo Interrotto II silenzio, tl confesso che II non avere ricevuto alcun riscontro diretto ai miei due messaggi del marzo (II secondo soltanto di augurio per il tuo onomastico) mi tiene un po’ preoccupata. 1 silenzi tuoi non sono mai cosi lunghi. Penso che qualche scritto mio o tuo possa essere andato smarrito e con ciò mi tranquillizzo, come pure fac­ cio l'ipotesi che tu sia preso da piacevoli cure, in simpa­ tiche gite e riunioni di amici. Ti prego però di darmi presto precise notizie tue e dei tuoi. ignoravo alcuni particolari della vita di Neli; per esem­ pio, che egli fosse andato Incontro ai dispersi garibaldini per ospitarli in Sambuca e che avesse avuto parte cosi importante nella politica siciliana al tempo di Crispi. Trop­ po maldestro e troppo semplice per vantarsi di qualche cosa, perfino con me che pure ero sua moglie, ma una moglie forse straordinariamente Ignara del periodo sto­ rico cui egli aveva dedicato la sua passione di uomo col­ to e geniale. Bene a corrente ero invece della sua attività letteraria in Francia e in Italia, delle sue relazioni ami­ chevoli con le più note personalità di quel tempo; pos­ Tuo fratello aff.mo siedo autografi e firme illustri, lettere impeccabili di gran­ Emmanuele di scrittori francesi e italiani: Dumas, Perè, Georges Sand, Sardon, Crispi, Petruccelli, Verga, Capuana, Matilde Serao Grazie per i mandarini anche da parte mia. Affettuosi ecc. ecc. Ma non mi sorprende che letterariamente Na­ saluti a lei e a tutti i parenti; In particolare a Peppina varro sia un dimenticato. Tutti gli scrittori minori dell'800 e alle nipoti Ferrara, dalle quali aspetto sempre inutil­ sono ormai dimenticati, perché II clima sociale è cam­ mente un rigo di ricordo. biato e l’arte, tutte le arti, sono In evoluzione come I co­ Anna stumi. Chi legge più Salvatore Farina che pure ebbe così vasta notorietà ai suoi tempi? Perfino II De Amlcis, uno dei più quotati, il Di Roberto, il Rapisardi sono finiti sul carrettini — come certi vecchi che, pur avendo intensa­ LETTERA N. 7 mente vissuto, finiscono col sedersi a prendere II sole sulle panchine del giardinetti pubblici. — « Le macchiette Roma, 15 maggio 1913 parigine » no, non sono finite sui carrettini. Ne furono ben presto esaurite tutte le edizioni e per Amatissimo fratello, l’elegante purezza della forma, per l’interesse del conte­ Non sappiamo rinunziare alla speranza che tu tl decida a nuto, potrebbero ancora piacere; ma sarebbe troppo alea­ fare anche quest'anno il viaggio di Roma, lo sono più vec­ torio e pericoloso ristamparle oggi, pur con un titolo lie­ chio di te, e forse fisicamente più deperito; eppure, doma­ vemente modificato: « macchiette parigine dell’800 ». ni, 15, parto solo, senza II minimo timore, per un viaggio Salvatore ha delineato con sobria efficacia la figura lungo e faticoso: mi reco a fare diverse ispezioni, per squisita dell’uomo e del letterato, ricordandola ai suoi Incarico del Ministero, In cinque città dei circoli scola-

concittadini quale essa fu veramente, alta di pensiero, seria e dignitosa nelle consuetudini della vita non sem­ pre e non in tutto fortunata. Bravol ringrazialo tanto anche a mio nome e fagli i miei sinceri rallegramenti. Tu interrompi l'oscuro silenzio, dandomi presto notizie di voi tutti. Anna domenica sera, 3 aprile 1960.

LETTERA 2B Caro Salvatore, Grazie per l'invio di « La Nana ». La prefazione dello Scia­ scia, subito letta, mi è piaciuta moltissimo, nonostante qualche piccola Inesattezza. Mi ha rivelato cose che io stessa Ignoravo sul conto di mio marito, sempre con me assai riservato, soprattutto per quando riguardava il suo soggiorno parigino e il suo passato giovanile. Anzi, del tutto silenzioso sul conto della Sand di cui, ricordo, esi­ steva in casa la intera collezione dei romanzi Insieme all opera completa di De Musset e di Balzac. (La biblio­ teca di Roma è andata dispersa come già quella più importante di Sambuca). Stendo ad ammettere che e siste s­ sero rapporti amorosi fra Nell e a Sand, data la loro grangrande differenza di età e non mi risulta proprio che a M piacessero le vecchie... per quanto illustri. Egli non era un ingenuo; era però p r o f o n d a m e n t e buono e sensibile; può anche darsi che la profonda bon“ prenda talvolta l'apparenza della dabbenaggine. Eccellente la critica letteraria dello Sciascia su • Nana». Il rilievo dei personaggi è mediocre, bisogna pu riconoscerlo; ciò che vale di più nel breve romanzo e ' descrizione dell’ambiente paesano, così minuta e In® stente nel ritmo sempre eguale del periodare da r iu s c ir perfino monotona e fredda. Ma, come osserva glustamen 1° Sciascia, la conclusione antitradizlonalista del mafioso che apre le braccia alla ragazza d iso n o ra ta . P trebbe costituire una novità psicologica In t e r e s s a n t e . P® so che il racconto, col suo Intenso colore locale, si PjT sterebbe molto a convertirsi In film, affidato ad un ■ regista che animasse I protagonisti nella c a ra tte ris vita del paese siciliano. ijj Auguriamo dunque a « La Nana » la fortuna de II Gattopardo che, a mio modesto avviso, ha I®**® mente parlando, lo stesso discutibile valore. s8 Vi rivedrò con molto piacere In Ottobre e In vi prego gradire 1 miei affettuosi pensieri. Anna 25 agosto 1963

( segue a pff0-

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LA VOCE DI SAMBUCA

Cebbraio-Marzo 1979

Ona tenera di Giavanni Verga a Eaimanaele Navarro della MiragUa Catania, 7 Novembre 1877 Carissimo Navarro, Ritornando in -città ho trovato la vostra carissima, della quale vi ringrazio, per le cose gentili che mi dite, e per la.buona memoria che serbate di me. lo son morto e seppellito da così lungo tempo, che per farmi vivo, e so* prattutto per persuaderne me stesso — e gli altri — mi ci vuol proprio un colpo di te9ta. Ci riuscirò? Oui sta [’hfer (?) come dite voi; e intanto mi abbisogna aver le mani libere, per aiutarmi del mio meglio. Ho altri molte­ plici impegni stravecchi col Fanfulla (1), il Treves. ed aitri, i quali sp che cosa pensino delta mia puntualità; ma avranno desiderio (?) che voi ne pensiate sempre bene pel momento non voglio assumere altri impegni all'infuori dei... (2) def vpstro giornale appena ne avrò il tempo. Vi sono gratissimo intanto del vostro invito lusinghie­ ro assai, e per se stesso e pel modo in cui è fatto; mi congratulo con voi e non ho bisogno di fare auguri pel vostro giornale che diretto da voi nascerà prospero e vitale. Gradite una buona stretta di mano e salutatemi gli amici del Vostro aff.mo - G. Verga (P.S.) Spero, verso la seconda metà del mese, strin­ gere la mano-a voi e agli amici costà a Milano. Salutate­ mi. vi prego, Ghiron, Ottino, Cameroni e gli altri che si rammentano di me (3): Mi permetto dì aggiungere qualche breve nota. (1) Altri e molteplici impegni stravecchi etc. Non credo su­ perfluo di aggiungere qualche parola sul Fanfulla della Domenica, rivista letteraria settimanale che usciva a Milano, dì cui. alla data della superiore lettera del Verga al Navarro, era direttore Ferdinando Martini (1841-1928), fondatore dì esse. Giacché sono In argomento, ricordo che nella detta rivista, nel merzo del 1880 II Verga pubblicò la novella che doveva avere tanta fortuna. Cavalleria rusticana. Successivamente II Verga pubblicò pure, nella stessa, l'altra novella. Rosso Malpelo, le quali, come si sa, vennero raccolte e pubblicate dallo stesso Treves. sotto II tìtolo Vita dei Campi. La collaborazione del Verga nel • Fanfuila i durerà sino al 1894. (2) N.B. Non è sato facile Interpretare la grafìa esatta di questa lettera. Il Verga scrìveva spesso con Inchiostro simpa­ tico. dolor violaceo; siccome questa lettera non l'ho trascritta dall'originale, me do uno copia fotostetlca, risultano sbiadite àlcurfe' p&r'cflè~ che" ho" Indicato còti "Uri punto Interrogativo; In questo punto una Intera frase. . (3) Ghiron, $arè Isaja, scrittore e storico. G. Ottino, è ‘ Il ■prdóóratore delle casa editrice Brlgola di Milano, alla quale molti letterati siciliani del tempo si rivolsero per avere pubblicate le loro opere (Verge, Capuana, Rapìsardì, Navarro della Mlraglla), appunto perché la Sicilia allora, non aveva buoni editori organizzati che potessero diffondere le loro opere. Per restare In argomento. Il nostro Navarro pubblicò dal Brìgoló varie opere; La vita color di rosa (1876), La Nana (1879, il suo capolavoro) proprio nell'anno In cui sì pubblicava Giacinta del Capuana, presso lo stesso editore Brìgola. Cameroni Felice, brillante' critico letterario, « appendicista dèi Soie ». u ; Occorre ■fare notare che,' come sì vede dalla lettera dì cui sopra, l'idea' di fondare un giornale In proprio, al Navarro sorse nèl- 1877. L’invito al Verga dì collaborarvi è negativo; egli sì scusa, -per I molteplici impegni assunti In precedenza. Ora,

dalle pagine de • La Fronda » lo vediamo collaboratore; certa­ mente lo avrà fatto decìdere a ciò l'amico Capuana, giacché vi pubblica, appunto in un giornale da poco sorto e quindi non bene affermato, una delle sue produzioni migliori.

POSTILLA Tommaso Riggio. che non ho il piacere di conoscere perso­ nalmente, ha pubblicato su il benemerito periodico « La Voce di Sambuco (n. 188 - gennaio 1979) ■ un grosso • pezzo > giornali­ stico dal titolo « Capuana e Verga nelle pagine de ' La Fronda ' » di Emmanuele Navarro della Mlraglla. GII studiosi della lette­ ratura siciliana e in particolare dei due grandi scrittori su no­ minati. dovrebbero essergli grati per avere fatto conoscere gran parte del contenuto del giornale del Navarro, uscito a Firenze, nel 1880, e di conseguenza, messo in circolazione le idee e l'operosità giornalistica in proprio (In questo caso speciale) del grande sambucese, nonché quanto vi hanno pubblicato i suol amici. Capuana e Verga. Lavoro interessante, quindi, come ben si rileva, quello del Riggio, che, sebbene breve, porta un contributo cospicuo allo studio della letteratura siciliana doli'800. Il Riggio in questo suo studio, ci fa conoscere. Inoltre, che il grande Verga pub­ blicò (febbraio 1880) nella suddetta « Fronda •, a puntate, un lungo racconto dal titolo Jelì il pastore, che è, come si sa, uno dei piccoli capolavori della letteratura verghlana e si augura che per conoscere « la stesura definitiva » e le relative varian­ ti, fatte dall'autore, sarebbe auspicabile che qualcuno dei gros­ si critici che si siano occupati del Verga « procedesse a un esame comparativo linguistico tra le due stesure ». Benissimo, è quello a cui sottoscrivo anch'io di cuore, ma non si potrebbe, ovviando a questa attesa, pubblicare, anche a puntate, su questo giornale la stesura della novella verghiana pubblicata sulla • Fronda » e a fare da noi questo lavoro che non richiede so­ verchio Impegno? E' necessario che ciò lo facciano esclusivamente I critici affermati? RAFFAELE GRILLO

(continua da pag. 4) LETTERA 3B Carissimo Salvatore, L'articolo su « Sicilia inedita > di Natale Tedesco mi è sembrato il più indovinato ed esauriente di quanti ne>siano stati scritti sulla « Nana ». Sono ormai persuasa che fu proprio il soggiorno francese di Nell a rinnovare in senso antitradizionalista la letteratura isolana. Il contatto con gli uomini scapigliati e geniali del mondo parigino dovette esercitare una ben viva influenza sul suo giovanile spirito aperto a tutte le novità. In quale anno venne alle stampe la « Giacinta » del Capuana? Se poco dopo il ‘79. non c'ò dubbio; il promotore di un movimento realistico nei ro­ manzo siciliano fu precisamente il Navarro e l'eccezio­ nale. accomodante Rosolino Cacloppo potrebbe venire considerato come un precursore della possente figura di Mastro Don Gesualdo. Neli non fu, dobbiamo pur riconoscerlo, un creatore di personaggi ma un ricreatore d'ambienti; SambucaZabut esce dalle pagine della Nana come dipinta in un

Pag. 5 quadro; viva e vera, nonostante quel non so che di mec­ canico, di convenzionale che si avverte nell'orditura arbi­ trale; l’incertezza e la freddezza del tentativi iniziali. Sarebbe anche interessante conoscere come venisse accolta a Sambua la presenza nelle Lettere di quel pic­ ciotto senza pregiudizi social); ma quasi un secolo è tra­ scorso da allora! e Nell non mi parlò mai del suo pas­ sato; delle vicende liete e dolorose, dei successi e dei disinganni della sua vita movimentata di scrittore e di giornalista. Dopo il magistrale articolo del Tedesco resta ormai ben poco o nulla da aggiungere a quanto è stato detto sulla Nana che ha un indiscutibile valore di documento e non è improbabile che possa appunto per questo susci­ tare prima o poi l'interesse di qualche regista. Auguria­ mocelo! Auguro intanto a voi tutti, certo riuniti nell'intimità del banchetto pasquale, le migliori consolazioni: non sarò sola neppure io e brinderò alla salute delle persóne care vicine e lontane, voi affettuosamente compresi. Anna Pasqua del 64

LETTERA 4B Mio caro Salvatore, Ebbi la bella rivista siciliana... col mio indegno articolo, ed ero sul punto di risponderti quando mi giunse in ritardo la tua cart. del 15 u.s. Vedo con piacere che il bizzarro protagonista dela « Nana » al quale io avevo dato scarsa importanza, co­ mincia a diventare un personaggio significativo. Il n'est pas seulement le premier cocu de la littérature siciliane, il est aussi le pemier mafioso et sons ce doublé polnt de vue il devient extraordinairement intéressant. Tout cela me fait bien espérer pour son avenir filmistico. Quando io sposai Neli ero totalmente candida che non avrei neppure compreso i discorsi sulla mafia e sugli Illeciti sessuali; ecco perché Neli, nel consegnarmi in let­ tura i suoi libri, non mi spiegò nulla del suoi intendimenti letterari e sociali. Ritengo però che nel tratteggiare la figura dell'ineffabile picciotto dritto, neppur lui pensasse alla mafia; e mi sorprende proprio l'uso (nei 1879) di quell'aggettivo col particolare significato che si dà oggi alla parola sostantiva; un dritto, tout court. Pensava invece Neli certamente al suoi amici di Francia ed alle idee innovatrici da immettere nella nar­ rativa siciliana. Quanto a me, non comprendevo e non gustavo che i grandi classici e l’avveduto sapiente marito non volle guastarmi. Mi guastai e mi evolsi col passare degli anni, ma la Nana, le Fisime di Flaviana, Ces messieurs et ces dames, le sfrenate donnine parigine furono tra noi sog­ getti dimenticati e mai, neppure all'inizio, indagati o di­ scussi. il loro miracoloso risveglio mi è giunto oggi del tutto inatteso; mi ha fatto ben comprendere la intelligente iniziativa di Leonardo Sciascia e dell'editore Cappelli. L'articolo sulla mafia del Mazzamuto è magistrale co­ me quello, a me più caro, di Natale Tedesco su « La Si­ cilia inedita ». Non ci resta che da sperare sulle buone intenzioni di un bravo regista. Benedetto deve trovarsi già a Palermo e se a te pesa lo scrivere, prega lui che non è grafofobo, di darmi le no­ tizie che possono starmi a cuore. Anzi, digli che io ho ricevuto la sua lettera da Livorno e ho parlato con En­ rico di quanto ci riguarda e lo interessa. A rivederci, caro Salvatore, sono anch'io triste per tante cose e indicibilmente stanca per gli anni che si ac­ cumulano sulle mie spalle. Molti particolari affettuosi saluti ed auguri a Sara, come pure a te, a Cris, a tutti i firmatari della gradita cartolina. Anna Roma, 21-4-1964

C ronache d’A rte

Nino Maggio e il suo mondo allegorico Milano, marzo. Dail'8 febbraio al 3 marzo 1979, il nostro Nino Maggio è stato presente nella Galleria a'Arte di Ada Zunini (Via Turati, 8) con le sue « Strutture ». Di Nino Maggio ormai si occupa la critica nazionale con lusinghièri giudizi. In catalogo è stato presentato da Lui­ gi Cariuccio che ha recensito la Mo­ stra sulle colonne di Panorma. Scrive Cariuccio su Panorama: ...davanti a queste recenti opere di Maggio si può pensare ad un mondo prezioso, allego- ileo ..simbolico .ed alla facoltà. d’astra­ zione geometrica e matematica di certe soluzioni stilistiche d'Qriente. da Ispanan a Ravenna e tuttavia, distintamente ma non disgiuntamente, anche al mon­ do contadino e artigiano,' Il mondo dei campi, delle botteghe, dei erotti, dei torchi,-dei frantoi; ar mondo dei capiTelh di Vèzeley," di Saint Trophime, di -p- 9 rso daj qual.é pof a poco a poco, asciandosi trascinare è naturale risa­ i e verso le squisitezze orafe delle elaboratissime strutture delle tarsie li­ gnee o marmoree del nostro Rinasci­

mento verso le perfettissime gabbie spaziali dei concetti. Lo stesso nome che Nino Maggio ha dato a queste opere, il loro titolo: Strutture, suggerisce del resto il ca­ rattere di supporto ch'esse devono avere per il nostro libero fantasticare intorno al ruolo che esse possono as­ sumere nel grande mondo delle imma­ gini di creazione e richiama la nostra attenzione sul loro aspetto strumentale, sul carattere artigianale degli inter­ venti dello scultore, sulle intuizioni e sulle scelte del suo lavoro, sull’abile maestria che regola il giuoco serrato degli incastri di questi legni ben sta­ gionati, travi, montanti, sguanci, pe­ dane, a volte vecchi di secoli da cui viene il colore, la tinta maculata, ve­ nata, Iridata di certi tagli; come regola gli innesti, le saldature a spigolo, le scacchiere, le griglie, le torniture e il loro comunitario assommarsi, quasi gonfiarsi; il loro salire come di pira­ midi, di cuspidi, di sviluppi e di ritmi totemici e sacrali destinati a celebrare un rito del quale si conosce soltanto il lucido schema ».

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Giambecchina: L’età della falce Palermo, marzo. Con un ritardo di 8 giorni sul previ­ sto, a causa dell'uccisione del segreta­ rio provinciale di Palermo della De. M. Reina, venerdì 16 marzo nei locali del­ la Galleria Comunale d'Arte Moderna e Contemporanea a Villa Cattolica di Bagheria, è stata aperta una personale del nostro Giambecchina. il noto prof. Massimo Ganci, ordina­ rio di storia moderna presso l'univer­ sità di Palermo, ha presentato nel cor­ so del vernisage l'artista. Il critico d'arte Giuseppe Servello ha dedicato a Giambecchina circa mez­ za colonna di piombo sul Giornale di Sicilia del 22 marzo, mettendo in ri­ lievo ancora una volta gli aspetti più rilevanti della vocazione artistica di Giambecchina. Anche M. Ganci in un flasch su Sambuca nel Giornale di Sicilia, edizio­ ne settimanale per l’America, (21 mar­ zo 1979) ha pubblicato un profilo bioartistico sul pittore sambucese.

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LA VOCE DI SAMBUCA

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Febbraio-Marzo

S p o rt: carambola IG N A Z IO N A VA RRA

Nino Oddo, campione di biliardo Ha già vinto dodici titoli di Campione italiano. Ha partecipato, in rappresentanza dell'Italia, a vari Campionati Europei. Parteciperà al prossimo Campionato del Mondo. E* il pomeriggio del 10 gennaio. Incontria­ mo nella sua casa di Palermo Nino Oddo, stanco per il viaggio e febbricitante, ap­ pena tornato da Emmelord (Olanda), dove ha partecipato al Campionato Europeo di Carambola ad 1 sponda (unico italiano In gara), classificandosi al 6* posto (tale piazzamento è stato negativamente condi­ zionato dal fatto che II Nostro ha preso parte a tutte le gare con la febbre) ed acquisendo il diritto a partecipare ai Cam­ pionati del Mondo che si svolgeranno in Spagna, nella prossima primavera. Come si può ben dedurre da questa premessa Nino Oddo è un campione di biliardo, a livello Intemazionale. Cerchiamo, incuriositi, di percorrere le tappe di questa splendida carriera sporti­ va (sconosciuta ai più in quanto la caram­ bola In Italia è un po' la cenerentola de­ gli sport) che ha permesso a Nino Oddo di raggiungere prestigiosi traguardi quali quelli di avere vinto più volte il titolo di Campione di Italia, di avere stabilito di­ versi record nazionali e di avere una bril­ lante quotazione a livello internazionale. La passione per il biliardo è nata in Nino Oddo quando ancora portava I cal­ zoni corti e si limitava ad assistere alle partite che si svolgevano nella Sala Bi­ liardi del Bar Bondì, nel Corso Umberto (un ritrovo che è scomparso da tempo). Lo affascinava il giuoco dei campioni « paesani »: I più bravi in quel periodo erano Agostino Amodeo, Gino Primiero, Nino Bondì, Lucio Campisi e qualche al­ tro di cui ci sfugge il nome. Questa è stata l'iniziazione mentale. La iniziazione vera e propria — sul campo — avvenne al compimento del diciottesimo anno di età, quando cominciò a giocare nella Sala Biliardi della Birreria Italia ed in quella Costamante a Palermo. in breve tempo (siamo aH'infzio del ’59) divenne tanto bravo da non trovare, nella Sala Costamante, avversari con cui com­ petere alla pari. A questo punto abbando­ nò la carambola per passare alla « gori­ ziana >. A tale specialità si allenò con impegno per diversi mesi, avendo come compagni-preparatori Pepè Mangiaracina, Matteo Amoelei ed il compianto Mimi Di Leo. Raggiunta una preparazione adegua­ ta nella specialità si lanciò nella tana del lupo, sfidando alla pari e superandoli spesso 'i ■ vecchi volponi » della Birreria Italia. Alla carambola tornò per caso quando, dietro le insistenze degli amici, si iscris­ se al « Torneo di Natale 1960 », organizza­ to per la prima volta, dalla Sala Biliardi Costamante. Vinse questo Torneo (tra i finalisti vi fu un altro sambucese: Pepè Mangiaracina). il ritorno alla carambola (la vera passio­ ne di Nino Oddo) coincise con la nascita della Federazione Italiana Sportiva Biliardo. Da questo momento, pertanto, Nino Od­ do inizia ad allenarsi in funzione di un traguardo: i campionati nazionali. Nel 1961 partecipa, infatti, al 2° Cam­ pionato Nazionale di Carambola libera, a Bari, classificandosi al 5° posto. Nel 1962 partecipa, a Padova, ad un altro campionato Italiano, classificandosi al 4° posto. Nel 1963 vince a Padova, nella specia­ lità « 3 sponde » Il suo primo titolo di Campione d'Italia. Il Campionato si svol­ ge a Padova; la finalissima, abbinata alla Coppa Simonis (ad inviti) ha pe^ sede Il Udo di Venezia. Sempre nel 1963 prende parte — a Li­ sbona — al Campionato Europeo indivi­ duale. Fu l’unico Italiano ad essere in gara. Per la partecipazione a tale cam­ pionato europeo si svolsero delle sele­ zioni regionali. Nino Oddo vi partecipò in quanto realizzò, In queste selezioni, la migliore media. Nel 1964 partecipa — in Olanda — al Campionato Europeo. C'è da dire che In quell'anno Nino Oddo, pur non avendo pre­ so parte ai campionati italiani, fu mandato in Olanda in rappresentanza dell'Italia, in quanto i vari vincitori dei titoli nazionali non avevano raggiunto la media interna­ zionale, media che Oddo aveva Invece raggiunto l'anno precedente a Lisbona.

Dopo una parentesi di qualche anno ri­ prende attiva la partecipazione di Nino alle gare. Nel 1969 conquista due titoli di campione italiano, il primo a Trieste nella « carambola ibera », stabilendo in questo torneo due record nazionali; il se­ condo a Palermo nella specialità « quadro 47/2 ». Nel 1970 altri due titoli vengono ad arricchire il carnet di Nino Oddo. Ri­ conquista a Modena il titolo di campione italiano nella specialità « quadro 47/2 » (stabilisce in tale torneo tre record na­ zionali) ed a Firenze conquista il Titolo nella specialità « 3 sponde ».

Nel 1971 conquista a Bolzano il Titolo italiano di ■ carambola alla sponda », sta­ bilendo tre record nazionali e prende par­ te al Campionato Europeo di ■ carambola 3 sponde » che si svolge in Olanda. In tale occasione il giornale Wrijdag dei 221-71 scrive nel titolo: ■ revelatie meester Oddo! ». Nel 1972 a Merano vince il Titolo Ita­ liano nella specialità « 3 sponde » e sta­ bilisce un altro record nazionale. Nel 1973 prende parte, in Belgio, al Campionato Europeo di Carambola ad 1 sponda. Un giornale sportivo specializza­ to, nel dicembre 73, così si esprime su Nino Oddo: « pezzi di autentica bravura; pezzi che permettono di fare carambola per un centinaio di volte consecutive. Qualcosa di mostruoso per chi ha soltan­ to ricordi liceali (le poche carambole tra gli applausi del presenti » ... < Oddo ...un giovane serio, impassibile, che deve ave­ re muscoli di acciaio; se avesse scelto il tiro a segno come sport sarebbe andato alle Olimpiadi tanto il suo polso è fermo e la mira infallibile ». Nel 1974 riconquista a Siena il Titoto Italiano nella ■ Carambola 3 sponde» ed anche in questa occasione stabilisce due record nazionali. Nello stesso anno, nella Assemblea di Jesi, viene eletto Sindaco della Federazione Italiana Sportiva Biliardo. Nel 1975 così scrive Concetto Longo: «...Oddo ha ottenuto una media generale... che lo pone tra i più forti giocatori euro­ pei del momento... Ha confermato di pos­ sedere la classe necessaria per Inserirsi ai più alti vertici Internazionali; il suo ap­

prezzamento della quantità di biglia sfiora la perfezione, I suol «anticipi» sugli incon­ tri e gli «ammorti» sono quelli del fuori­ classe del gioco a tre sponde». Nel 1976 prende parte all'incontro inter­ nazionale Italia-Egitto che si svolge a Ca­ tania. Nel 1977 vince a Sciacca il Campionato Italiano di « libera » stabilendo un nuovo record nazionale, il commento di un esper­ to, Erwin Zanetti: « Oddo ...ha dimostrato ancora una volta di essere il più bravo, vincendo tutte le sue partite ed ottenendo dei risultati eccellenti, mai prima d'ora raggiunti In Italia ». Sempre nello stesso anno, 1977, vince, a Palermo, il titolo na­ zionale del 2° campionato italiano di « ca­ rambola ad 1 sponda », una competizione che dal 1971 non figurava più tra l'attività sportiva programmata dalla F.I.B.S., da quando Oddo si era laureato campione na­ zionale con una media generale di 3,97. Nel 1977 a Palermo stabilisce in tale specialità tre records nazionali: media partita 12,50; media generale 8,52; serie massima 46). In occasione di tale campionato così scrive Renato Mannone: « vedere giocare Oddo è un'esperienza bellissima che non finisce mai di piacere ogni qualvolta si ripresenta. Il suo modo di « stare » al ta­ volo, assunto spesso a modello di goffe imitazioni, è tutto originalmente suo. il gioco, quale che sia la specialità, procede sciolto e lineare sul binari di una logica che non ammette digressioni di sorta, con la semplicità che è propria della perfezione ». Nel 1978 partecipa al Compionato Euro­ peo di ■ carambola 3 sponde » — In Da­ nimarca — classificandosi all'8 posto. ■ Le Blllard francais », rivista mensile organo ufficiale della Federazione France­ se di Biliardo scrive testualmente: « Od­ do ... le très sympathlque Italien a fait un excllent championat, dèfendant à chaque fols ses chances avec convinction. Il a prouvè qu'll avalt sa plase dans un tei tot ». Nel dicembre 1978 vince — a Palermo — il Titolo Italiano di « carambola 3 sponde » e questa vittoria lo designa a rappresen­ tare l'Italia ai prossimi Campionati Euro­ pei che si svolgeranno in Germania nella prossima primavera. A questo punto non resta altro che au­ gurare a Nino Oddo, da parte nostra, tan­ ti ulteriori successi sia in Italia che allo estero, per arricchire il suo carnet di al­ tri record e di atri Titoli. FRANCO LA BARBERA

ALBO D'ORO I titoli nazionali vinti da Nino Oddo Partita libera 1969 - a Trieste 1973 • a Catania 1977 - a Sciacca Quadro 47/2 1969 - a Palermo 1970 - a Modena Alla sponda 1971 - a Bolzano 1977 - a Palermo Tre sponde 1963 - a Padova 1970 a Firenze 1972 a Merano 1974 a Siena 1978 a Palermo

L ’uomo come sottinteso storico Sambuca, marzo. Ignazio Navarra di Sciacca è moi» noto ai sambucesi. Insegna disegno un istituto di Sciacca dal quale 301!!! passate — anche se Navarra è g|0^ ne — varie generazioni di giovani#!?mi sambucesi. Ma aldilà dell'ambito scolastico, n. varra è noto anche come militante d& litico, poeta e letterato; come 7ntel|« tuale, oltre che uomo di cultura e dì lettere. Sabato, 24 marzo, nella sala consL liare del Comune, presente un folto pubblico, è stata aperta una sua inte­ ressante personale. Di questa pittura di Ignazio Navarra si può parlare sen­ z'altro di « candore » e di lindezza; una pittura delle « cose presistenti » che appunto perché tali sono prive di sur* rettizie strutturazioni, persino architet­ toniche. Anche nella vivezza del colore che viene usato allo stato vergine senza contaminazioni e commistioni si espri­ me questo richiamo alla natura integra. Che, tuttavia, non è priva di un suo tormento e di una sua angoscia. La so­ litudine delle immagini patinate da un sottile velo, o le sagome delle case e dei pinnacoli che si stagliano senza contrasti d’ombre in una luminosità assolata di colori quasi esplosivi, sono avvenimenti, fatti, lacerazioni (il tema della lampada ad olio accanto alle na­ ture morte) che si crogiolano, pur nel'assenza della figura umana in questa pittura del Navarra, nell’uomo come ri­ ferimento metafisico e come sottinteso storico. Per questo, viste le « cose » di que­ sto pittore, nato nella patria di Maria­ no Rossi e di Blasco si vuol tornare a rivederle; meglio a rimeditarle. F. V.

I l D u o m o d i Cefalili Il libro del Grillo, attraverso documenti B Inediti dell’Archivio di Stato di Palermo. I ci fa conoscere come l'epoca borbonica E (« un'epoca troppo facilmente dimenticata ■ o bistrattata ») abbia mostrato per I mo- ■ numenti e per le opere d'arte in genere ■ precisi interessi, tanto da curarne spesso ■ il restauro e restituirli nel loro primitivo ■ splendore. L’autore dimostra, attraverso documen- B ti che pubblica nell'appendice del libro. ■ che il Duomo di Cefalù fu adeguatamente ■ curato in epoca borbonica da artisti con)-1 petenti, che lo definirono « uno dei P*>I belli monumenti d'arte bizantina» e «splen-1 dido per le pitture a mosaico che ne *•I domano le pareti dell'àbside ». Dal libro del Grillo apprendiamo che I*I Amministrazione borbonica in Sicilia, sin ■ dal 1827, per sovrlntendere specificaci mente al patrimonio artistico, aveva isjj I tuito una Commissione di antichità e <*I belle arti affidata alla presidenza del due* I di Serradifalco, cui seguì il principe ®I S. Elia e il principe di Galati, che fu ancM I Pretore ( = Sindaco) di Pelermo. ‘ 1 In merito al Duomo di Cefalù, il GrP I dimostra che I restauri in epoca borbonica i sono stati eseguiti senza guasti e alter* I zionl, cosa che non era avvenuta nel P®* I sato da parte di certi prelati che avevai» i eseguito restauri di pessimo gusto £0’ I gravi e arbitrari rimaneggiamenti. I Un libro interessante quello del Gri jjj I che ci conferma, ancora una volta, la (r j I che egli pone nella ricerca storica b ^ colma una lacuna: rapprofondimento j alcuni argomenti particolari di storio l’arte nell'epoca borbonica. Nicole Lomb*^ ]

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LA V O C E DI SAMBUCA

QUA D R A N T E p o l i t i c o

Vecchi ideati e nuove realtà la gravità dell’attuale crisi di governo sta nel fatto che essa mette a nudo l'esaurimen­ to di quella base di consenso su cui finora fi è retta la direzione del Paese, mentre an­ cora non si è formato e non può esprimer­ si quel nuovo consenso che dovrebbe guida­ re la ripresa. I poli D.C. e P.C.I. sono i due nodi che, nonostante la maturazione di questi anni, ancora non sono stati sciolti e che impediscono la formazione di quel nuovo blocco sociale e perciò politico che, esercitan­ do una reale egemonia, possa dare una rispo­ sta creativa alla « questione italiana ». Il regime che sta per finire è il regime democristiano quale lo abbiamo conosciuto dal 1948 ad oggi. A causa delle caratteristi­ che di tale regime, la sua crisi non è solo una crisi politica, ma rivela una crisi più profonda, che è la crisi della stessa società italiana. Questo vuol dire l’assuefazione crescente del nostro Paese al modello etico della socie­ tà capitalistica avanzata, nella quale quanto più decadono i valori morali, tanto più si affermano i valori del denaro, col conse­ guente crescere delle esigenze e dei bisogni non sempre proporzionati alla disponibilità delle risorse. Questa generale crisi non può non coin­ volgere i partiti, i quali non sono delle enti­ tà astratte ma espressioni delle aspirazioni e degli ideali dei propri militanti. Il militante democristiano, che fidava in una esaltante riforma dello Stato italiano guidata dai cattolici, ammette oggi di aver perduto ogni identità, tanto da non ricono­ scersi più in un partito che ha smarrito la lettone « personalista e comunitaria » di E. Mounier e l’« umanesimo integrale » di ] Maritain. « J cattolici democratici », dopo il 12 maggio 1974 (referendum sul divorzio), 15 giugno 1975 (elezioni regionali) e 20 giu­ gno 1976 (elezioni politiche), non si ricono­ scono più nella D.C. e cercano altri lidi che non trovano Il modello di Stato da loro auspicato non ì quello che si è realizzato e cioè lo Stato dei « corpi separati » o dei « gruppi di potere », che tale potere esercitano in modo incondi­ zionato e secondo logiche di tipo feudale e mafioso, secondo un profittantismo politico, dove i profitti di regime non sono solo quel­ li del denaro (la sentenza Lockheed in propo­ sito ha detto poco), ma quelli del potere, di un potere sempre meno considerato come un servizio da rendere, e sempre più come op­ portunità di cui appropriarsi a fini privati o di clientela o di gruppo. Il militante comunista, che nei tempi duri ha conosciuto l'esilio e che è andato in ga­ lera come un santo va al martirio, da quan­ do il P.C.I. si è dichiarato « forza di go­ verno », è anche esso pieno di contraddizioni, tra gli schemi culturali della sua giovinezza t le realtà di oggi. Ora che il « potere » è vicino, teme la « soluzione cilena » e contem­ poraneamente teme di dover continuare nel logorante lavoro dell’oppositore senza prospet­ tive vicine di conquista del potere. Teme che nel partito sia intruppata troppa gente, e di estrazioni sociali così diverse, da distrug­ gere il senso di una lotta di classe. Teme for­ te lo stesso « potere », che porta assenza di ideali, assenza di sacrifici, assenza di servi­ vo. Non è forse senza significato il fatto che a Sambuca di Sicilia, dove il P.C.I. de­ tiene il potere amministrativo dal 1948, si tono succeduti in questi ultimi anni, se non andiamo errati, ben tre segretari della locale sezione. Il militante socialista, che ha speso gli anfi migliori della sua gioventù nel gelo del‘e Poverissime sezioni di provincia e nelle farce per l’occupazione delle terre incolte, teme di esser schiacciato dai due colossi D.C. e P.C.I. e in tale paura non sa scegliere nè inno nè l’altro. Ricorda ancora il centroquando si è trovato tra i dirigenti \ i* se — automobile, autista, segretari — Con *illusione di poter cambiare il mondo, HMcon la certezza di indossare panni « borW~*Sl * e con la triste conseguenza di dover constatare la diminuzione dei consensi elet­ torali. H militante repubblicano che si batteva f non si abbandonassero le sinistre in .. inetto politico, adesso piange la morte Tarn P°’ spirito laico, liberale, tolletjt- C) e. Pur rigoroso, che era l'eredità dei por­ m i * nsorVmentali» giunta fino al secondo j . p°Z“erra e strozzata nei giochi dei gruppi Lg u jje- Si rammarica per l’insuccesso di te ... ’a * formare il governo, per l’evidenpolitico del Paese. tee « ?te socialdemocratico rabbrividiPtnsiero che l’ex Presidente e l’ex Se­

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gretario del suo partito, Tonassi, è finito in carcere, come un comune delinquente, per corruzione aggravata nell'affare Lockheed. Per la prima volta nella storia dell’Italia repubblicana, le manette sono scattate ai pol­ si di un ex ministro e già esponente di pri­ mo piano del partito socialdemocratico. La sentenza della Corte Costituzionale sul­ la Lockheed va dritta come una freccia al problema centrale della nostra vita politica. Fingere di non vederla o pensare di rimuo­ verla con una emozione consumata alla vi­ sta di un ex ministro ammanettato signifi­ cherebbe ancora una volta fallire l’appunta­ mento con una delle più autentiche occasioni di risveglio e di riscatto civile. Intanto la sentenza non risolve tutti gli enigmi dell’affare Lockheed. Non risolve an­ zitutto il grave enigma dell’antilope. Su que­ sto processo ha sempre aleggiato un fanta­ sma, quello dell’Antelope Cobbler (il ciabat­ tino dell’antilope) e cioè del Presidente del Consiglio del tempo, che, secondo alcuni do­ cumenti, sarebbe stato implicato nell’affare. Questo Presidente del Consiglio (Leone, Mo­ ro, Rumor?) non è stato mai identificato nè dall’autorità giudiziaria, nè dall’inquirente, nè dalla Corte Costituzionale. La sentenza però servirà come fermento e come risveglio per i partiti. Il risveglio significa superare la montagna di schemi fis­ si prodotti nell’età « ideologica » dei partiti italiani, età che corrisponde alla nostra gio­ ventù, e che sopravvive solo perché ai dirì­ genti politici manca la forza di chiuderla o di tornare ad essa. La paura di decidere è la nostra vera crisi e dei partiti che esprimiamo. Le illusioni sono scomparse, davanti agli occhi ci sono soltanto fallimenti ed il vuoto lasciato dai vecchi castelli saltati in aria. La paura di non lasciarsi trascinare fino al limite del precipizio prende alla gola: in que­ sti mesi del 1979, che sembrano gli ultimi mesi della legislatura, ci misuriamo con tan­ ti problemi, ma ci misuriamo anche con noi stessi, cosa fummo, cosa siamo stati, cosa siamo e cosa vorremmo essere, in un guazza­ buglio di pensieri che mescola vecchi ideali e nuove realtà, progresso e conservazione, malumori e speranze, una gran voglia di sfa­ sciare ancora tutto ed una gran voglia di salvare tutto.

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RIFORMA SANITARIA I punti-chiave della riforma Che cosa accadrà, dunque, a partire dal 1° gennaio 1979? Cerchiamo di co­ gliere i punti-chiave della riforma tenendo presente che II processo rinnovatore procederà in via graduale. Il Servizio sanitario. Col nuovo anno tutte le competenze esercitate finora da una miriade di organi (mutue, enti previdenziali, enti ospedalieri, istituti autono­ mi ecc.) verranno ricomposte nel servizio sanitario nazionale, articoladole a tre livelli — centrale, regionale, locale — con precisa distinzione di ruoli e di compe­ tenze. Alle Regioni toccherà la legislazione di merito, l'organizzazione e la pro­ grammazione dei servizi e il coordinamento dell'attività del Comuni, cui spette­ ranno le competenze in materia di gestione unificata del servizi. L’unità sanitaria. D’ora in poi II punto di riferimento per il cittadino sarà uno solo: l'unità sanitaria locale (ULS). Sarà la cellula essenziale, la struttura portante per garantire tutti gli interventi di prevenzione, di cura e di riabilitazione, su una dimensione territoriale idonea ad assicurare la migliore funzionalità e la maggiore economicità di gestione del servizio. Il diritto all’assistenza. Anche chi attualmente non gode di assistenza mutua­ listica avrà diritto — dal 1° gennaio 1980 — all'assicurazione contro le malattie. L'attuale mutuato, invece, non perde alcun diritto; semmai, ne acquista di nuovi e soprattutto potrà disporre di servizi più efficienti e razionali. In pratica, vedrà — via via — concentrarsi in un'unica entità (la ULS) I tanti destinatari delle sue diverse domande di salute. Non più disparate competenze di salute, dunque, ma una stretta integrazione di prestazioni ospedaliere e ambulatoriali, preventive e di consultorio, medico-generiche, specialistiche e riabilitative. Il personale sanitario. Dalla riforma, infine, viene un forte rilancio del ruolo e della professionalità degli operatori sanitari che ora si troveranno a essere pro­ tagonisti interni del sistema, presenti in tutti gli organi di partecipazione e, quindi, (finalmente) collegati con gii utenti del servizio, nei cui confronti potranno assol­ vere alla funzione loro propria: stimolatori di una nuova coscienza sanitaria. Quanti e quali sono i servizi? Il piano sociosanitario fissa, tra l'altro, I principi per il riordino dei servizi sa­ nitari di ambiente, di assistenza sanitaria, ospedaliera e farmaceutica, di assistenza veterinaria e i servizi socio-assistenziali. Vediamo quali sono: a) Servizi sanitari e sociali di base: esplicano la loro attività di protezione sanitaria e sociale in risposta ai bisogni più diffusi delle popolazioni del territorio regionale, operando in tal senso a immediato contatto coi cittadini a livello di domicilio, di istituto, di luogo di lavoro ecc. b) Servizi sanitari e sociali integrativi di quelli di base: esplicano la loro at­ tività di protezione sanitaria costituendo supporto tecnico-funzionale di consulenza per I servizi di base per quelle specialità che gli stessi non possono soddisfare. c) Servizi sanitari e sociali di zona: esplicano la loro attività di protezione sanitaria operando a sostegno dei servizi diffusi nel territoro di una zona, la cui presenza sia richiesta dalle caratteristiche demografiche della popolazione. d) Servizi sanitari e sociali sovrazonali in ambito di comprensorio: esplicano la loro attività di protezione sanitaria a sostegno di quelli di cui alla lettera pre­ cedente. e) Servizi sanitari e sociali sovracomprensoriali a rete regionale: esplicano la loro attività di protezione sanitaria soddisfacendo quei bisogni delle popola­ zioni che non è possibile risolvere a livello comprensoriale.

NICOLA LOMBARDO

N E C R O L O G I CATERINA PASSI GLI A

Il 20 gennaio è venuta a mancare allo affetto dei congiunti la signora Caterina Interrante, nata Passlglia. Era nata il 24 agosto 1903 negli Stati Uniti di America dove i genitori si erano trasferiti in cerca di lavoro. Rientrata nel suo paese nativo sposò Antonino Inter­ rante costituendo una famiglia allietata da quattro figli. Donna di elette virtù visse dedita alla famiglia e al lavoro. Ora lascia al congiun­ ti e a quanti la conobbero l’esemplo lu­ minoso della sua bontà e della sua vita. Allo sposo sig. Antonino Interrante, ai figli Concetta, Benedetta, Rosario e Vin­ cenzo e al congiunti tutti porgiamo affet­ tuose condoglianze.

GIROLAMO IMPASTATO E’ deeduto per un Improvviso malore in Palermo, dove viveva con II figlio Giusep­ pe, il sig. Girolamo Impastato. Era venuto in Sambuca dalla vicina S.

Margherita B. sul finire degli anni '30 e vi rimase sino alla seconda metà degli anni '60 quando si trasferì in Palermo per vivere in seno alla famiglia che si era co­ stituita il figlio e nella quale costituiva la gioia e la guida dei nipotini che gli vo­ levano un gran bene. Persona molto squisita, In Sambuca, che considerò sua terra adottiva, diresse per parecchi anni la locale sezione della De, rappresentando l’ala moderata contro le fazioni di destra e di sinistra del suo par­ tito. Ebbe vivo II culto della famiglia e fu dotato di senso di equilibrio, di prudenza e di bontà d'animo. Al figlio Giuseppe e alla consorte Ma­ ria, ai nipotini e congiunti tutti La Voce porge affettuose condoglianze.

CASE PREFABBRICATE

STEFA N O CARDI LLO Sicurezza antisismica Va Nazionale - Sambuca di S.

PUNTO

CATERINA ABENE

Il 5 febbraio è deceduta la signora Ca­ terina Abene, maritata Bove. Era nata a Sambuca di Sicilia il 12 febbraio 1934, è venuta meno, quindi, all'età di anni qua­ rantacinque e giorni sette. Ottima sposa e madre affettuosa visse consacrata agli affetti familiari; fu di esempio non solo nelle virtù domestiche ma anche nella laboriosità a quanti le furono vicini. La sua immatura scomparsa lascia nel lutto lo sposo sig. Giuseppe, I due figli Gaetano e Calogero e i parenti tutti ai quali, porgiamo le nostre sentite condo­ glianze; ma la sua morte lascia anche tanto rammarico In quanti la conobbero e apprezzarono le sue virtù.

NON DIM ENTICATE: RINNOVATE IL VOSTR O ABBONAM ENTO A « LA VOCE DI SAMBUCA »


LA V O CE DI S A M B U C A _______________________ Febbraio-Marzojo ^ l

Il "SAMBUCA" una stella al tramonto? Servizio di GIORGIO MANGIARACINA V_____________________________________ — ---------------------

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Si offusca la stella del Sambuca. Dopo il brillante Inizio di campionato, che tanto cl aveva fatto trepidare ed entusiasmare, qualcosa sembra non andare vplù per il verso giusto. Avevamo lasciato, nella precedente ru­ brica, il Sambuca che divideva il coman­ do in classifica con la Montallegrosa, do­ po la quinta giornata di campionato. Ora dopo l'ottavo turno ci vediamo relegati in quarta posizione, con 10 punti, supe­ rati da Olimpia Reai con 11 punti, Burgio con 12 punti e Montallegrosa con 13 punti. Nelle ultime tre partite disputate ri­ spettivamente contro Inter Club, Burgio e Olimpia Reai, slamo riusciti a racimo­ lare soltanto due punti, pareggiando con inter Club e Burgio e perdendo con l'Olimpia Reai. Ci soffermiamo un po’ più dettagliatamente a parlare di queste ultime tre partite.

INTER CLUB-SAMBUCA 1-1 Formazione del Sambuca: Sciamé, Vinci, Tarantino Paolo, Pumilia, Bentivegna, Currera, Tarantino Baldo (Chiommino), Vac­ caro, Paumbo, Fiore, Casamassina. Note di cronaca: a Menfl, contro l'Inter Club, su di un campo che notoriamente è stato ostico per I nostri colori nelle pas­ sate stagioni, questa volta cl presentava­ mo con la ferma volontà di fare bottino pieno. Questo scopo era subito rispecchia­ to, sin dalle prime battute di gioco, dal comportamento dei nostri giocatori, I quali entravano su ogni pallone con una foga agonistica esagerata, che spesso sfociava nella cattiveria. Infatti l'arbitro fin dallo inizio provvedeva all'ammonizione di mol­ ti dei nostri giocatori. Comunque questo atteggiamento aveva l'effetto d'intimorire la squadra avversarla, che si vedeva costretta a giocare in con­ dizioni psicologiche precarie. Approfittando di questo vantaggio, per tutto il primo tempo II Sambuca ha avuto la possibilità di comandare le redini del­ l'incontro, e molto spesso abbiamo sfiora­ to per un soffio la segnatura giungendo a colpire anche un palo con un forte tiro di Vaccaro. Il primo tempo finiva comun­ que a reti Inviolate. All'inizio della ripresa l’andamento del­ l'incontro sembrava subire una svolta a favore dell'lnter Club, Infatti approfittan­ do d'una certa stanchezza che cominciava ad affiorare nelle nostre file, I nostri av­ versari si facevano più pericolosi che nel primo tempo e nel giro di pochi minuti avevano la possibilità di farsi sotto rete per ben tre volte, sbagliando, fortunosa­ mente per noi, delle occasioni favorevo­ lissime. Continuando in queste azioni d'attacco l'Inter Club perveniva al vantaggio. Infatti su di un calcio dalla bandierina, respinto malamente dal nostro portiere, un gioca­ tore avversario rimetteva di testa la palla in area, palla che era indirizzata poprio sul volto di un nostro giocatore, che non faceva altro che pararsi con le mani e l'arbitro che era a pochi passi, senza esi­ tazione, concedeva la massima punizione, che veniva trasformata dal numero 10 av­ versario. Dall'andazzo del gioco l'incontro per il Sambuca sembrava compromesso, In quan­ to l'Inter Club teneva molto bene II cam­ po e molto spesso cl costringeva a di­ fenderci affannosamente; quando giungeva per noi un fatto Insperato. Infatti in una azione di contropiede l'arbitro sorvolava su di un fuorigioco nettissimo di due no­ stri giocatori, favorendo così il prosieguo dell’azione che si trasformava in goal per merito di Palumbo. La concessione del goal portava a vi­ vaci proteste dei giocatori dell’lnter Club nei confronti dell arbitro che si vedeva costretto ad espellere due degli stessi. Alla ripresa del gioco si verificava un fat­ to Insolito, uno dei due giocatori espulsi appena usciti dal campo, dopo essersi tol­ ta la maglia faceva invasione, e con In­ tenzioni bellicose correva verso l'arbitro, il quale non poteva far altro che correre per tutto il campo per sfuggire al suo as­ salitore. Dopo cinque minuti di tafferugli in cam­ po, si aveva ragione dell’invasore e si poteva ■ tornare alla normalità, resta co­ munque Inspiegabile come l'arbitro non abbia sospeso la partita. Cosi per 1 restanti venti minuti che an­ cora mancavano alla fine delle ostilità, no­

La squadra Sambucese: (in piedi da sinistra) Maggio, Santangelo, Gurrera, Fiore, Bentivegna, Verde, Vaccaro, Gagliano, Vinci, Sciamò, Pumilia; (accosciati da sin.) Trubiano, Oliva Losi, Tarantino Baldo, Casamassima, Barrile. nostante fossimo rimasti in superiorità numerica, non riuscivamo a sboccare la situazione In nostro favore, un po' per la completa inconcludenza dei nostri attac­ canti, un po' per la precipitazione dei cen­ trocampisti che spesso concludevano a re­ te da molto distante, invece di orchestra­ re delle azioni che potessero portare qual­ che nostro giocatore in una posizione più favorevole per segnare, operando cioè dei traversoni dalle ali, piuttosto che intasa­ re il limite dell'aria degli avversari facen­ do tiro a bersaglio in mezzo a un mugo­ lo di gambe, non disponendo per lo più di grossi stoccatorl.

S A M B U C A - B U R G I O 1-1 Formazione del Sambuca: Sciamè, Barri­ le, Fiore, Pumilia, Bentivegna, Gurrera, Chiommino (Tarantino Baldo), Vaccaro, Pa­ lumbo, Gagliano, Casamasslma. Note di cronaca: l'incontro cominciava sotto una cornice foltissima di pubblico, fra cui una larga rappesentanza di tifosi del Burgio. Sin dalla prima battuta dell'in­ contro il Sambuca, ben determinato a con­ seguire un risultato positivo, si portava costantemente e minacciosamente sotto la porta avversaria, e per ben tre volte sfiorava per un soffio la segnatura, prima con un colpo di testa rawicinatissimo di Palumbo che si perdeva sul fondo, poi con un mancato aggancio dello stesso Pa­ lumbo da posizione favorevolissima ed in­ fine con Casamassima ottimamente ser­ vito da Chiommino che con un intelligen­ te passaggio d'esterno destro lo liberava a pochi metri dalla porta avversaria, ma Casamassima da una posizione dove era più facile segnare che sbagliare, non sa­ peva fare altro che piazzare un inopportu­ no pallonetto che si andava a stampare proprio sulla traversa. Dopo una ventina di minuti dall'inizio, sfortunatamente per il Sambuca s'infortu­ nava Il suo uomo più Importante, Chiom­ mino, che sino a quel momento era stato una vera Ira di Dio per la difesa avver­ saria. Cosi dopo un brillante inizio di gare, sia per l'uscita di Chiommino, che veniva rimpiazzato da Tarantino Baldo, sia per una maggiore determinazione del nostri avver­ sari, le sorti dell'incontro prendevano un' altra piega. Infatti da quel momento In poi il Burgio prendeva saldamente in mano le redini dell'incontro, giostrando a suo piacimento in ogni settore del campo, e naturale sca­ turiva Il suo vantaggio verso la fine del primo tempo, maturato con un forte tiro di fuori area che andava a picchiare sul palo interno per poi infilarsi in rete. All'inizio del secondo tempo, l’anda­ mento dell'incontro non subiva modifiche, il Burgio continuava a controllare, abba­ stanza facilmente, Il gioco, dall'alto di una maggiore classe e di una migliore di­ sponibilità di squadra, e noi eravamo com­

pletamente in balia dell'avversario, privi di quella carica agonistica e di quell'ag­ gressività che avevamo caratterizzato il nostro primo quarto d'ora di gara. Ouando ormai sembrava cominciasse a serpeggiare nelle nostre file un po’ di ras­ segnazione, Pumilia, che insieme a Fiore non si è mai arreso agli avversari, inven­ tava uno slalom prodigioso; partendo dal­ la nostra metà campo dopo aver lasciato In souplasse un nugolo di avversari por­ geva un Invitante pallone a sinistra, e Fio­ re che aveva seguito tutta l’azione s'im­ possessava della sfera ed operava un tra­ versone dentro l'area avversaria, dove una mezza papera di tutta l'intera difesa con­ sentiva a Tarantino Baldo di sfruttare fa­ cilmente l'ocasione, venendosi infatti lo stesso Tarantino a trovare solo davanti al­ la porta sguarnita. Il goal del pareggio che sembrava potes­ se dare maggiore mordente alla nostra squadra, aveva invece l'effetto di stimo­ lare i nostri awesari, I quali se fino a quel momento si erano limitati a control­ lare l'incontro, ora non accettando più il risultato che stava maturando, si buttavano con maggiore insistenza nella nostra metà campo. Assistevamo cosi ad un continuo attac­ co da parte del Burgio, con pericolosissimi tiri da fuori area, e ci voleva tutta la bra­ vura del nostro portiere, Sciamè, che com­ piva delle parate che avevano del prodi­ gioso, perché il risultato non si sbloccas­ se sino alla fine.

OLIMPIA REAL-SAMBUCA 2-1 Formazione del Sambuca: Sciamè, Bar­ rile, Vinci, Oliva, Bentivegna, Gurrera, Pa­ lumbo, Vaccaro, Pumilia, Flore (Tarantino Baldo), Casamassima. Note di cronaca: a Rlbera, dove gioca­ vamo contro 'Olimpia Reai, il rettangolo di gioco, si presentava, come un pantano, per la pioggia abbondante che era caduta durante tutta la settimana. Nonostante le pessime condizioni del terreno, In alcuni tratti Impraticabile, Il Sambuca nel primi dieci minuti riusciva ad Imbastire delle azioni pregevoli, e riu­ sciva più di una volta a liberare un suo uomo, spesso Palumbo, in posizione como­ da per segnare, ma, un po' per le condi­ zioni del fondo che ostacolavano fazione e un po’ per la completa inefficacia del suol attaccanti non riusciva a pervenire alla segnatura. Verso la metà del primo tempo, dopo tanti Infruttuosi attacchi, la situazione per il Sambuca volgeva per il peggio, Infatti sull'unico affondo l’Olimpia Reai passava in vantaggio. L'azione si sviluppava sulla sinistra del­ la porta difesa da Sciamè; un giocatore avversarlo giunto quasi sul fondo operava un traversone al centro della nostra area, sulla traiettoria si avventava Gurrera, che sfiorando malauguratamente II pallone di

testa lo mandava ad infilarsi proprio SDL to la traversa mentre 11 portiere che va per uscire era preso In controtempi Assorbita la doccia fredda deli'autogol ci riportavamo nuovamente in avanti e co prima della fine del primo tempo, % scivamo a raddrizzare il risultato dèllV contro con Vaccaro. Sulla scia del pareggio, 1] Sambuca con. tinuava Insistentemente all'attacco e scio, pava ancora una volta, una grossissima occastone con Casamassima a tu per tu con il portiere avversarlo, dopo un ottimo l&v ciò di Vaccaro. il primo tempo finiva cosi sul risultato di 1 ad 1, grazie soprattutto ai grossi regali concessi all'Olimpia Reai da parte del Sambuca. All'Inizio della ripresa purtroppo le co-1 se cambiavano, infatti la gran fatica del I primo tempo, soprattutto su quel terreno, I cominciava ad essere accusata dai nostri I giocatori che sembravano tirare ormai 1 1 remi in barca, e cosi l'Olimpia Reai poteva I assurgere a mattatrice del centrocampo, I dominandoci per larghi tratti dell'incontro! I Scontato nasceva a questo punto II gol] che portava in vantaggio i nostri avversari! I sebbene grosse responsabilità aveva std I goal ancora Gurrera, reo di essersi abbas-l sato inopportunamente sul cross dal qua-1 le doveva scaturire la marcatura dell'Olim-1 pia Reai. Subito II goal, inutilmente tentavamo di ria riagguantare il pareggio, anche perché I il nervosismo ci aveva ormai confuso le I Idee e la condizione fisica non ci sorreg-l geva più. A volere comprendere le prestazioni e soprattutto i risultati negativi conseguiti I in queste ultime partite dai Sambuca, pos­ siamo dire, che le cause principali sono da ricercarsi, nell’approssimativa condizio­ ne atletica di gran parte dei nostri atle­ ti. da addebitare alla scarsa preparazione svolta e nella mancanza di attaccanti de­ gni di questo nome, infatti non si posso­ no buttare al vento tutte le occasioni lo­ ro propizie che si presentano, senza che la squadra nel suo complesso non ne ri­ senta psicologicamente. GIORGIO CACIOPPO

VITO CARUSOÌ Segretario Comunali I a Marzabotto I Apprendiamo che il Dr. Vito Caruso i I Ignazio ha superato brillantemente il cor I so, indetto dal Ministero degli Interni, P* l’abilitazione alla direzione delle segrete­ rie comunali di 4° grado. Espletato II corso è stato assegnato subito alla regenza della segreteria dei Comune di Marzabotto (di 3° grado). Come si ricorderà Marzabotto (Rom8gna) è medaglia d’oro al valore civile • militare per aver subito una strage Per rappresaglia, ordinata dall'ufficiale tedesco Reder, detenuto in ergastolo nelle carce» italiane. |p H | Al nostro giovanissimo dr. Vito por9J mo I nostri rallegramenti e gli auguri P' sinceri per la sua carriera.

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LA VOCE DI SAMBUCA

Febbraio-Marzo 1979

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La Voce - lettere

Sambnca nella pianificazione territoriale ed orbanistica di MARISA CUSENZA E GORI SPARACINO

La realtà urbana sambucese. I piani riguardanti Sambuca. I problemi emergenti e la progettazione amministrativa. Il comune di Sambuca di Sicilia presen­ ta una situazione topografico-geografica che, in un certo senso, ha condizionato Il suo sviluppo urbanistico. La parte più antica, risalente al periodo saraceno, si trova sulla cima di una col­ lina a schiena d’asino, che si sviluppa in direzione nord-est, sud-ovest, direzione secondo la quale si è espanso ircentro storico, che consiste nella quasi totalità del centro abitato. Sambuca presenta un'economia basata sull'agricoltura, anche se gli addetti ad essa sono in netta diminuzione: 1914 (su una popolazione attiva di 2982) nel 1951 e 1713 su 2940 nel 1967 (dati riportati nella relazione del piano ESA « Valli del Belice e del Platani » n. 25, 1969). E' presumibile, tuttavia, che il costruen­ do impianto Irriguo potrà incentivare e ualificare l’agricoltura, settore trainante elio sviluppo economico sambucese. Gli addetti alle costruzioni, 398 nel 1967, sono aumentati in seguito alla situazione creatasi dopo il terremoto, con la ricostru­ zione in sito e quella nella zona di tra­ sferimento tuttora in corso con l'attua­ zione della legge 178 del 29-4-1976.

ELENCO DEI PIANI CHE INTERESSANO IL TERRITORIO DI SAMBUCA 1) Programma per lo sviluppo economi­ co e sociale Provincia di Agrigento 19661967. 2) Piano comprensoriale n. 6 (legge re­ gionale 3-2-1968, n. 1). 3) Plano zonale E.S.A. n. 25, 1969-1970. 4) Piano di sviluppo turistico della co­ sta di Agrigento e delle isole di Linosa e Lampedusa n. 11 (subcomprensorio di Sciacca e Selinunte) 1966-1969. 5) Unità sanitaria locale n. 6. 6) Distretto scolastico. 7) Programma di fabbricazione (supera­ to dal piano comprensoriale). 8) Piano di trasferimento parziale ISES 21-1969 (legge 1-3-1968 ,n. 241). 9) Piano particolareggiato.

LA PIRAMIDE DEI PIANI E DELLE DECISIONI Passando ad un esame del plani che in­ teressano Sambuca, ad un livello supe­ riore troviamo il Piano per lo sviluppo economico e sociale redatto dall'a'mministrazlone provinciale di Agrigento e con­ cepito come « lo strumento per affrontare e superare in modo organico... lo stato di grave e drammatica arretratezza deM’area provinciale »; ma, in contrasto con quan­ to programmato, gli interventi sono ac­ centrati, date le limitate disponibilità fi­ nanziarie, nei tre poli di sviluppo: Agrigento-Porto Empedocle, Sciacca-Ribera, Li­ cata. Dalla scala regionale si passa a quella Intercomunale con il Piano comprensoriaI®. strumento intermedio tra una pianifi­ cazione economica settoriale a monte ed una pianificazione urbanistica esecutiva a valle, li Comprensorio n. 6 viene Istituito, assieme agli altri otto, dopo il terremo­ to del gennaio 1968, periodo in cui si profila il conflitto tra due competenze: Quella della Regione che Interviene con la legge n. 1 del 3-2-68, che istituisce I comprensori e stanzia delle cifre relati­ vamente rilevanti, e quella dello Stato che stanzia denari, designa appositi organi at­ ti ad amministrarli ed affida all’I.S.E.S. linearlo della pianificazione (di fatto si ncercò tra i due tipi di pianificazione un coordinamento per II quale però l’Ufficio *®nlco dell'Assessorato allo Sviluppo Eco­ nomico non era attrezzato), i / l Plano compensoriale n. 6, redatto da chelangelo De Caro e riguardante dieci omunl della Provincia di Agrigento e due alt! i ermltano, parte da un’analisi della nazione del comprensorio dal punto di la morfologico, agricolo ed economico visine?ej e' 6 comunicazioni. Le prei carattere generale sono Incen2lon» s}i! Esterna viario messo in relaall agricoltura: è prevista una « dor­

sale nord > e una « dorsale sud • che ri­ solvono i collegamenti longitudinali fra la Palermo-Agrigento ed una « trasversale nord-sud » che risolve il traffico pendola­ re tra la fascia costiera a maggior poten­ ziale produttivo e I centri dell interno. A questo sistema principale si innesta un sistema secondario costituito da strade specializzate al servizio dell'agricoltura e del turismo. Le due dorsali hanno il com­ pito di • rapida centrifugazione dei pro­ dotti con la conseguente moltiplicazione degli sbocchi di mercato... Non a caso è stata prevista un'area industriale, in cui dovrebbe incentrarsi la trasformazione e la lavorazione dei prodotti degli alleva­ menti di tutta la zona collinare e monta­ na da Sambuca a Villafranca, nei pressi dell'importante nodo di S. Carlo. Non a caso i tracciati dei due assi, compatibil­ mente con la situazione orografica sono stati mantenuti ad una distanza tale dal centri abitati da escluderne una funzione di mero collegamento senza peraltro svuo­ tarli del significato di connessione fra territorio e centri stessi ». Lo scopo che il Piano Comprensoriale si prefigge è di creare delle « isole omogenee attorno al­ le quali si realizzi la circolazione di un flusso vitalizzante e all'interno delle qua­ li possa venire mantenuto ed esaltato il complesso degli elementi caratterizzanti » (ciò attraverso i piani particolareggiati nel quali ogni previsione assume quell'aspet­ to compiuto che ne garantisce la com­ pleta realizazzione). Anche il Piano zonale E.S.A. ha lo stes­ so carattere di pianificazione intermedia relativa al settore agricolo, in esso, dopo un esame della situazione della zona (stu­ dio demografico, analisi delle colture, or­ ganizzazione della produzione, potenzialità agricola delle diverse sottozone) sono ana­ lizzate le infrastrutture e le attività extra­ agricole nel territorio, perché « un setto­ re può svilupparsi e rendersi produttivo solo se accompagnato dallo sviluppo dei settori con esso interdipendenti »; sono indicate le possibili soluzioni di sviluppo: l’industrializzazione dell’agricoltura e la cooperazione (unico strumento capace di contrapporsi al frazionamento della pro­ prietà fondiaria e alla polverizzazione delle aziende agrarie della zona) e sono formu­ lati dei programmi riguardanti l’irrigazione, la viabilità, l’elettrificazione rurale, il rim­ boschimento. impianti ed attrezzature per la lavorazione del prodotti agricoli. Il Comprensorio turistico n. 11, istituito nel 1965 con la legge sulla « disciplina degli interventi per io sviluppo del Mez­ zogiorno » (717), è una zona non ancora valorizzata e suscettibile di sviluppo. Nel subcomprensorio di Sciaca e Selinunte vengono individuate fra le risorse turisti­ che e culturali: « il lago Arancio con le zone circostanti in corso di rimboschi­ mento; l'immediato retroterra con le col­ ture di olivi e mandorli che caratterizzano il paesaggio, suscettibile di recepire l'in­ serimento di nuclei residenziali per turi­ smo stanziale; aree di interesse archeolo­ gico ed ambientale, esterne al compren­ sorio. che possono essere oggetto di escursioni come il centro urbano di Sam­ buca .di probabile eccezionale interesse ». Sempre alla media scala troviamo, an­ cora a livello di Ipotesi, il Distretto sco­ lastico comprendente i comuni di Sam­ buca, Caltabellotta, e Sciacca e l’Unità Sanitaria locale n. 6 comprendente 6 co­ muni della provincia di Agrigento (Sciacca. Caltabellotta, Sambuca di Sicilia, Menfi, S. Margherita, Montevago); questi si li­ mitano ad analizzare lo stato di fatto: le strutture socio-demografiche, la presenza di infrastrutture o meno, la situazione economica, ecc. Avevamo detto del programma di fab­ bricazione superato dal Piano Comprensoriale, che, oltre a fare previsioni di carat­ tere generale, per i singoli comuni inte­ ressati, sostituisce lo strumento urbani­ stico già operante in essi (Piano Regola­ tore Generale o Programma di Fabbrica­ zione). Esso individua nel centro urbano di Sambuca una zona A2 (centro storico) che comprende, come abbiamo già detto, quasi tutto il centro urbano, escluse le zone di recente edificazione, parzialmente edificate e quindi da completare (B2), a sud e ad ovest del centro storico. La zona di espansione è individuata a nord-est alla distanza di un chilometro circa dal centro

abitato, ma da questo separata da un av­ vallamento che è di ostacolo ad una fu­ tura continuità urbana. Sono previste an­ cora due zone di attrezzature a carattere generale (F) a nord e nord-est, sul luogo di due baraccopoli (Cappuccini e Conser­ va), una delle quali è già stata smantel­ lata; a sud- ovest del centro storico, in continuità con esso, è individuata una zona di servizi a livello urbano (G ) in cui esi­ stono già due plessi scolastici. Nessuna previsione è fatta per II cen­ tro storico nel quale sono consentite solo operazioni di risanamento conservativo e trasformazioni conservative, per le quali è stabilito che le densità edilizie fondia­ rie non devono superare quelle esistenti, computate senza tener conto delle sovra­ strutture di epoca recente prive di va­ lore storico-artistico e che le altezze e le distanze fra gli edifici non possono es­ sere rispettivamente superiori e inferiori a quelle preesistenti (sic!). La zona di espansione (C ) di cui si è detto, è interessata parzialmente dal pia­ no I.S.E.S., che la divide in tre sottozone già urbanizzate comprendenti 62 alloggi abitati e 52 in costruzione, finanziati dalla 178. Il piano prevede dei servizi: scuola elementare, media, chiesa, centro sociale, centro civico, mercato, che non saranno realizzati, stando all'attuale situazione in­ fatti l'ultima legge per ii Belice non fi­ nanzia le Infrastrutture sociali); l'unico servizio realizzato è la scuola materna, già funzionante da qualche anno, il piano I.S.E.F. viene formalizzato come apporto tecnico fornito dall'ispettorato Zone Ter­ remotate, dipendente dal Ministero del Lavori Pubblici. li Piano Particolareggiato, conseguente al Piano Comprensoriale e redatto dagli stessi progettisti, prevede degli spazi a verde all'interno del centro storico (Col­ legio, Calvario, ecc.). Tutta la zona araba ò considerata come ambiente da tutelare, Il resto del centro storico zona da bonifi­ care. E* previsto il riadattamento di vec­ chi edifici collettivi da utilizzare per la cultura e lo svago (palazzo Amodei) o a scopo sociale e assistenziale. Previste pure delie demolizioni per la creazione di parcheggi e di nuove strade. Questi, in sintesi, i Piani riguardanti l’area urbana e territoriale di Sambuca.

piani he spesso mancano di integrazione fra loro e che non sempre tengono conto dei probiemi emergenti sia a livello lo­ cale che zonale. Anche l'idea di una ri­ presa socio-economica, affiorata subito do­ po il terremoto del gennaio 1968, si è il­ languidita ben presto, tanto che nel piani I.S.E.S. sono previste solo opere infra­ strutturali ed edificazione edilizia. L'astrat­ tezza di questi piani è dovuta sì agli inte­ ressi particolaristici he hanno portato a scegliere aree poco idonee dal punto di vista morfologico e alla conseguente rea­ lizzazione di opere faraoniche che avreb­ bero potuto evitarsi, ma anche al fatto che essi non tengono conto della realtà in cui si calano, realtà costituita anche da segni non fisici, che sono f riflessi terri­ toriali della produzione, dei servizi e del­ l'amministrazione. Se non si tiene conto della realtà non fisica, oltre che di quella fisica, qualsiasi piano guarda al territorio superficialmente, rimanendo nell'astratto. Un problema che emerge dall'esame della realtà urbana sambucese è la man­ canza di integrazione fra vecchio centro e zona di espansione, problema che non si è risolto per il conflitto di competenze tra Stato e Regione, di cui abbiamo detto. In realtà questo problema dell'integrazio­ ne fra vecchi e nuovi centri è accennato nella relazione che accompagna il Piano Comprensoriale, in cui si legge di « azione di centripetazione da parte dei vecchi cen­ tri senza la quale si darebbe luogo a « città morte », avulse anche dal conte­ sto « città-territorio »; anche il nuovo cen­ tro di Sambuca rischia di restare un rag­ gruppamento di sole abitazioni, se non nascono nella zona delle attività produt­ tive (per esempio artigianali o commer­ ciali) e quei servizi, come il verde e le attrezzature sportive (su cui torniamo ad insistere), che potrebbero vitalizzare il nuovo quartiere, anche col creare una pendolarità inversa a quella attuale. Per finire, vogliamo accennare ad una previsione del Piano Comprensoriale che, se realizzata, potrebbe contribuire alla rinascita socio-economica di Sambuca: quella dorsale nord che, seguendo il vec­ chio tracciato ferroviario, porterebbe a San Carlo, dove dovrebbero incentrarsi le attività industriali legate all'allevamento della zona.

,-------- A N A G R A F E --------- . MORTI NOVEMBRE 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7)

Lo Sardo Carmela Cacioppo Crocifissa Abate Concetta Sciamò Calogero Sparaclno Antonina Cannuscio Vincenzo Di Giovanna Salvatore Antonino

9-11 14-11 14-11 15-11 15-11 16-11 29-11

DICEMBRE 1) Maggio Angela 2) Mangiaracina Antonino 3) Cicero Maria Francesca 4) Verde Giuseppe 5) Caruso Salvatore 6) Sciangula Arcangelo 7) Claccio Francesco 8) Calderone Giuseppe 9) Vaccaro Antonino 10) Cacioppo M. Antonina 1)) Vaccaro Angela

2-12 3-12 3-12 11-12 12-12 14-12 17-12 18-12 18-12 20-12 27-12 GENNAIO

1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8)

Ciacclo Ivana Ferrara Calogero Mangiaracina Concetta Colletti Calogera Cari M. Audenzla Montalbano Giuseppe Li Voti Rosa Abbruzzo Damiana

31-12 4-1 6-1 7-1 17-1 18-1 28-1 31-1

MATRIMONI 1) 2) 3) 4)

Barrile Rosario e Barone Antonina Di Carlo Francesco e Flore Maria Montalbano Antonino e Mendola Calella Domenica Marino Pietro e Licciardl Maria Assunta

_____________________ J


Febbraio-Marzo 1970

LA VOCE DI SAMBUCA

Pag. 10

Alfonso Di Giovanna, Direttore responsabile - Vito Gandolfo, Direttore amministrativo . Q; rezione, Redazione e Amministrazione: Corso Umberto I - Pai. Vinci - Sambuca di Sicilia (AG) • c.c.p. 7/715 - Aut. Trib. di Sciacca, n. 1 del 7 gennaio 1959 - Abbonamento annuo L. 4.000 benemerito L. 10.000 ■ sostenitore L. 15.000; Estero 15 dollari - Tip. Luxograph - P a le rà Pubblicità inf. al 7 0 % - Orario in Direzione: dalle ore 17 alle ore 20: eccetto festivi e sabato.

CARNEVALE A SAMBUCA Il Carnevale, quest’anno, nel nostro paese, rispetto a un passato recente, ha avuto delle manifestazioni più vive, più allegre, più va­ riopinte. Gli avvenimenti più significativi sono stati due: il 3° festival dei bambini e il ballo mascherato al circolo Marconi e alla discoteca con la bruciatura del pagliaccio-Carnevale. Sul palcoscenico del cine-teatro Elios so­ no sfilate numerose mascherine, con costu­ mi molto originali e variopinti, mentre il cuo­ re delle mamme palpitava con ansia. E' stata una festa di colori e di suoni. Dopo la sfilata delle maschere, sono state messe in scena due rappresentazioni: la pri­ ma, intitolata « La Provvidenza », è stata ese­ guita da un gruppo di mini-attori molto bra­ vi: Marilena Frisda, Anna Maria Leggio, Francesca Proprizio, Paolo Mannina, Anto­ nella Ferrara, Rosa Maria Spancino, Anna Maria Giacone, Giuseppe Gulotta, Marisa Oddo. La seconda, «La patente» di Piran­ dello, è stata interpretata da alcuni giovani studenti liceali: Simone Bonanno, Aurelio Sciacchitano, Riccardo Femminella, Giusep­ pe Vaccaro, Aldo Giacone, Pina Li Petri, Gaspare Taormina. Come dicevamo all'inizio, la vera attrazio­ ne è stato il 3° festival dei bambini, una riedizione delle canzoncine dello «Zecchino d’oro» dell'antoniano di Bologna. Il numeroso pubblico che affollava la sala ha seguito con interesse e attenzione i pic­ coli cantanti che, con tutta spontaneità e na­ turalezza, si sono esibiti sul palcoscenico, incoraggiati da frequenti applausi. Fuori concorso, sono state cantate « Le pa­ tatine » c « Voglio la mamma » da Lillo Gagliano e Katia Cusumano, due composizioni del poeta Pietro La Genca, musicate dal maestro Pietro Di Giovanna. Le coppe messe in palio dai negozianti e dalle associazioni locali sono state vinte dai piccoli cantanti Gabriella Ferrato, Marika Colletti, Giuseppina Cicero, Arianna Ditta. Le migliori mascherine, invece, sono state giudicate quelle indossate da Paola Abruzzo (clown), Salvatore Mangiaracina (Romeo), Ti­ ziana Scibona e Anna Maria Caloroso (can­ tanti del Can Can). La manifestazione è stata organizzata dal­ l’arciprete don Angelo Portella, coadiuvato dalle suore del Bambin Gesù, da don Failla, dalle giovani Pina Li Petri, Paola Gagliano e Paimira Raia, che è stata anche la presenta­ trice dello spettacolo. Il complesso che accompagnava le varie canzoncine era composto da un gruppo di giovani studenti di Caltabellotta. La giuria era composta da Rosanna Borsel­ lino, Francesca Salvato, Michele Cioccio, Fran­ ca Bilello, Maria D’Anna, Giuseppe Di Gio­ vanna, Maria Gandolfo, Baldassare Gurrera. Come dicevamo all’inizio, l’altra manife­ stazione è stata costituita dal ballo masche­ rato al circolo « Marconi » e alla discoteca c dalla bruciatura del pagliaccoi raffigurante il Carnevale. A differenza di altri centri viciniori, il Carnevale, nel nostro paese, è una festa che non ha tradizioni rilevanti. Il Carnevale, (che etimologicamente signi­ fica « came-levarc », cioè togliere la carne, riferito in origine al giorno precedente la Quaresima in cui cessava appunto l’uso di mangiare carne), ha varie usanze che sono, per lo più, sopravvivenze di antichi riti che si ritengono da molti continuazione dei Satur­ nali, ma che sono connessi a un fondamen­ tale rito di purificazione, come è provato dal­ la scena culminante della festa, il funerale di Carnevale, un omaccione disteso su un ca­ taletto. A Sambuca, un gran pupazzo di paglia, uscito dalle sole del circolo Marconi, è stato accompagnato con delle candele accese, da un corteo variopinto, fino nella piazzetta della Vittoria, dove è stato bruciato tra urla, fischi e balli. Quel pupazzo vuol rappresentare l’an­ no vecchio che muore e che porta via con sè le tristezze e i mali del passato. II Carnevale ebbe in Italia splendide tra­ dizioni a Venezia, Firenze, Roma, Torino, Nizza. A Firenze, nel Cinquecento, col favore dei Medici, i festeggiamenti si svolsero in forma grandiosa con mascherate su carri (« i trion­ fi »), accompagnati dai « canti carnasciale­ schi »; a Roma sotto il governo papale, ave­ va luogo la « gara dei moccoletti » accesi, che i partecipanti tentavano di spegnere l’un l’altro. Tradizioni oggi assai infiacchite, pur se non spente. Sopravvivono solo in certi centri turistici, come Nizza e Viareggio. Per concludere, vogliamo lanciare da que­ ste colonne qualche proposta. In primo luogo, sarebbe opportuno, nelle

edizioni future del festival dei bambini, pre­ miare tutti i partecipanti con delle medagliericordo. E ciò per evitare polemiche e criti­ che e per non snaturalizzare una manifesta­ zione spontanea, con selezioni più o meno discutibili. In secondo luogo, è augurabile che l’anno venturo i circoli cittadini, almeno quelli più rappresentativi (il Marconi, quello degli ope­ rai ecc.) organizzino delle serate danzanti per i soci, facendo partecipare ai balli, ovvia­ mente, le maschere e indicendo delle gare, con dei premi simbolici, per i costumi più originali e per i ballerini più bravi. In terzo luogo, dovrebbe costituirsi un co­ mitato, naturalmente sotto gli auspici del­ l’amministrazione comunale, per organizzare qualche spettacolo vivace, quale potrebbe essere, ad esempio, la costruzione di qualche carro allegorico con i contributi regionali o la gara dei giovani con le gambe infilate nei sacchi. In particolare dovrebbero essere i giovani a mostrare entusiasmo, estro, fantasia con iniziative vivaci ed originali. Ricordiamo le parole della canzone di Bacco e Arianna, un canto carnascialesco com posto da Lorenzo il Magnifico durante il car­ nevale del 1940, cioè quasi cinque secoli fa: « Quat’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza. Donne e giovinetti amanti, viva Bacco e viva Amore! Ciascun suoni, balli e canti! Arda di dolcezza il core! Non fatica, non dolore: dò c’ha esser, convien sia. Chi vuol esser lieto, sia di doman non c’è certezza. ANDREA DITTA

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